Negli Anni ’70 uno spot sovietico celebrava la aeroflot, compagnia di bandiera di Mosca, allora la più grande del mondo.
Il vettore della falce e martello Alata, logo sopravvissuto alla fine del Comunismo, con la caduta dell’Unione Sovietica a Mosca si è impegnato a trasformare quello che era diventato un carrozzone in una compagnia moderna.
Uno sforzo finanziario enorme, che rischia ora di essere vanificato dalla guerra in Ucraina.
Dall’ 8 marzo i voli internazionali dell’aeroporto sono sospesi a causa delle sanzioni e problemi di logistica ed approvvigionamento dei ricambi stanno facendo il resto.
Un’altra spia testa lo stato attuale dell’economia russa, la borsa di mosca è chiusa dal 28 febbraio, la sospensione più lunga dalla fine della guerra fredda, tanto da spingere il Cremlino a fornire rassicurazioni e a replicare alle Agenzie di Rating internazionali che non c’è un rischio default.
Si intravedono, inoltre, sempre più segnali, come quelli che si leggono in un post del re dei metalli, Vladimir Potanin, presidente della Norilsk Nikel, il più grande produttore mondiale del settore ed uomo di affari più ricco della Russia, con un patrimonio valutato 22,5 miliardi di dollari.
Il magnate invita ad andare cauti con le confische dei beni delle imprese straniere minacciate dal Cremlino. Con il rischio, dice, di tornare al 1917, instaurando una sfiducia globale nei confronti della Russia, che desta profonda preoccupazione.