Odessa, prossima tappa della escalation russa.
Dalla salita dello yacht club i camioncini carichi partono in direzione del centro, Odessa si prepara anche così a difendersi.
La sabbia delle sue spiagge raccolta nei sacchi di juta diventa barriera di protezione, questo è ciò che rimane nella spiaggia.
I volontari sono qui dalle 9 del mattino, sotto la neve a raccogliere la sabbia. Hanno varie età, sono tutti volontari. Ognuno ha un compito ben preciso: ” mi spacco la schiena dal 27 febbraio”, dice Victor, “aiuto così i nostri soldati, lo faccio per la mia famiglia, per la mia terra“.
Anche Lena, soprano della Filarmonica, è rimasta qui al fronte, ” non sono scappata perché amo la mia città, amo il mio paese, i russi dicono che vogliono venire a salvarci, io non ci credo. Noi non abbiamo bisogno di loro”.
Anche se oggi la foschia nasconde l’orizzonte tra chi raccoglie la sabbia, tutti sanno che il nemico è proprio lì davanti.
Queste le ultime testimonianze dei residenti di Odessa, che si preparano a fronteggiare un’invasione che sembra imminente.