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Milan e Napoli come negli anni ottanta.

Qualcuno lo ha battezzato “il sabato dello scudetto” e infatti ieri giocavano le tre principali pretendenti al titolo. In ordine di apparizione Napoli, Inter e Milan hanno affrontato tre test insidiosi e ad uscirne indenni sono stati azzurri e rossoneri. Gli unici a perdere punti sono stati i nerazzurri che al Meazza non sono riusciti a piegare la gagliarda Fiorentina di Italiano che ha si, perso il suo attaccante pregiato, ma non il filo del suo gioco fatto di pressing e impermeabilità difensiva. Di Torreira e Dumfries i gol dell’1-1. Inzaghi nelle ultime nove gare di campionato ha battuto tra le mura amiche il Venezia al novantesimo e la Salernitana nell’unica partita che non l’ha vista soffrire, conquistando appena 11 punti contro i 20 del Napoli e i 21 del Milan. Un segnale che racconta di ambasce non ancora risolte in un campionato che fatica a trovare squadre schiacciasassi e che dunque lascia spiragli gloriosi un poco a tutti, compresa la Juventus poco europea di Max Allegri.

In attesa che il torneo regali ancora seconde occasioni, questa giornata arride ai due club che dominavano negli anni ottanta, in un sfida appassionante che è un remake riveduto e corretto di quelle battaglie che avevano per protagonisti Gullit, Van Basten da una parte, Careca e Diego dall’altra. Sono diversi i protagonisti oggi ma la sostanza ci suggerisce che le odierne prima e seconda di serie A possono far sognare le proprie rispettive piazze come facevano allora; interisti e juventini permettendo.

Al Maradona non si può dire che gli azzurri abbiano passeggiato, complice un’Udinese coraggiosa e ben organizzata che ha imbrigliato per una intera frazione di gioco i padroni di casa. A Deulofeou ha risposto due volte il nove della Nigeria (2-1) mentre a Cagliari, Bennacer sancisce un dominio netto della sua squadra che passa dopo un’ora di gioco (0-1): Milan 63, Napoli 60.

Da una parte il calcio senza fronzoli di un Pioli illuminato dalla presenza tutt’altro che ingombrante di Zlatan Ibrahimovic, preziosa per mitridatizzare l’aria spesso velenosa dell’alta classifica e per contro le idee tattiche di uno Spalletti in una versione di se poco integralista, che si adatta con piacere alle caratteristiche dei suoi calciatori come mai prima gli era accaduto.

I graffi velenosi di Giroud, gli strappi brucianti di Osimhen, il centrocampo eclettico dei milanesi, quello tecnico dei napoletani più la voglia illimitata di stupire che unisce entrambi questi gruppi di lavoro, forniscono la copertina del campionato a otto “rodade” dalla fine: un torneo nel quale può ancora succedere di tutto.

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