Ancora una volta, l’ennesima in questo campionato, il Napoli perde il treno per la corsa scudetto, fallendo l’opportunità di restare agganciato a Milan e Inter, nelle due gare disputate tra le mura amiche, che viceversa si sono rivelate invece ostili agli azzurri, che hanno mantenuto lo stesso trend negativo che ha contraddistinto le ultime gare disputate allo stadio Maradona.
A nulla sono valsi i proclami prima della gara dei calciatori, che forse nella speranza di trovare uno stimolo e darsi coraggio, nei fatti però hanno tradito tutte le aspettava con una puntualità quasi diabolica.
A questo punto ben altre le considerazioni a latere di una gara, che ha posto in evidenza tutti i limiti dell’undici azzurro.
Calciatori privi di stimoli, promesse mai sbocciata, pseudo talenti, che nel momento decisivo hanno palesato evidenti difficoltà, in uno a qualche scelta poco coraggiosa della guida tecnica, che ad onor del vero le ha tentatoe tutte, per risollevare l’ambiente e sopratutto il morale di giocatori spenti, nella mente e nelle gambe.
Anche se l’aritmetica lascia ancora speranza, la logica dice altro, con un obiettivo, lo scudetto, che non sembra nelle corde dei partenopei e un quarto posto, a questo punto, da difendere con i denti.
I tifosi la loro parte l’hanno fatta, offrendo il loro sostegno incondizionato, partecipando in massa al richiamo nelle due sfide interne, con la Fiorentina, dove si è registrato il tutto esaurito e nella successiva con la Roma, che nonostante la giornata festiva, ha visto ancora numerosa la partecipazione.
Di chi dunque le colpe di questo fine campionato incolore? Le risposte in fondo sono sotto gli occhi di tutti.
Squadra inadeguata, assenza di un leader emotivo e fragilità psicologiche che non hanno consentito di reggere la pressione, sembrano i nervi scoperti di questa formazione che da anni nel momento più importante, fallisce sistematicamente l’appuntamento decisivo.
Anche in occasione della partita con la Roma, il refrain è sempre lo stesso, inizio gara di gran carriera che lascerebbe ben sperare, ma ardore che si spegne progressivamente con il passare dei minuti, con la Squadra che arretra sempre più il baricentro e quelle maledetta paura di vincere che lascia il passo ad errori, spesso banali, che rendono ogni ripartenza degli avversari una occasione mancata.
Anche la famosa difesa tanto decanta nel girone di andata incassa goal con una regolarità impressionante da 8 partite consecutive.
Osimhen laslasciato letteralmente isolato nelle praterie avversarie, si batte come un leone, ma non viene assecondato dai compagni, che non riempiono mai l’area avversaria, sperando sempre nella giocata del singolo.
Trequartisti che non vedono la porta, centrocampo che non filtra e sopratutto non crea gioco, difesa in perenne affanno. Questi i numeri impietosi che condannano il Napoli alla ennesima stagione anonima
Cosa resterà di questa stagione? Un piazzamento in Champions League e la dimostrazione d’affetto dei tifosi, che in maniera autolesionista, fino a farsi male, hanno sempre concesso la loro fiducia.
Quanto potra ancora durare però la pazienza?