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Raiola e il destino crudele.

La differenza tra un milionario e un povero milionario è la terribile fiera livellatrice, che chiama a se una persona molto ricca e ancora peggio, relativamente giovane.

L’occhio cinico del pusillanime, vede nel destino beffardo del malcapitato abbiente, l’ineluttabilità della sventura che accomuna tutti e va al di là delle singole possibilità, piccole o grandi che siano. La notizia sconvolge, perchè noi che viviamo di calcio, impariamo a conoscere i suoi interpreti, li rispettiamo, li amiamo e pure, a volte li giudichiamo. Ognuno con il suo metro di giudizio, i suoi parametri e a seconda delle azioni che compiono, senza preconcetti. Mino Raiola è scomparso in una domenica di sole, al San Raffaele di Milano dove ha lottato come un leone contro un male di cui si sa molto poco e che lo ha prostrato fino a portarlo via dalla sua famiglia.

Il pizzaiolo entrato nel palazzo di lusso del giuoco più plebeo che si possa immaginare, diventandone uno dei sovrani. Il procuratore dall’aspetto bonario e gli occhi da “signore oscuro” che diventava un padre per i suoi ragazzi, li faceva diventare uomini e li ricopriva d’oro. Un Re Mida del calcio senza peli sulla lingua che la “ruspanza” delle sue origini nocerine, di uomo del sud, faceva passare inosservato, nascosto quasi, dal suo idioma di meridionale emigrato in America.

In Olanda lui ha trovato l’America, portando a spasso procuratori e direttori sportivi interessati ai talenti “netherland” negli anni novanta. Ne ha carpito i segreti e ha giocato ad imitarli superandoli, con le sue scarpe grosse e il cervello fino, finissimo. Quando Insigne passò nel suo parco giocatori e prima di lui Hamsik entrò nella sua orbita, sembrava il nemico di turno di Napoli, il cinico manager che attentava alle bandiere azzurre per portarli altrove in cerca di “dindini” facili facili. Nessuna di quelle trasmigrazioni si concretizzò, segno che i calciatori potevano scegliere e Mino non era per forza il cattivo dei film, ma solo l’egente che faceva gli interessi e il volere dei suoi assistiti. L’uomo che secondo la rivista Forbes, nel 2020 ha guadagnato 85 milioni di euro, croce e delizia dei club, che ha creato un organizzazione di procuratori contro lo strapotere della Fifa e che aveva una scuderia di campioni che oggi vale quasi un miliardo, grazie ad una vecchia intervista lo possiamo ricordare anche come un giovane campano dai grandi sogni che seguiva il calcio e che, pensate un poco, aveva persino una squadra che gli faceva battere il cuore: era il Napoli.

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