La saggezza russa, che oggi ci ordinano di boicottare, nelle parole di Anton Checov ci insegnava che nel matrimonio non è l’amore che garantisce la sua durata ma la pazienza.
Il connubio Napoli-Spalletti o se vogliamo ADL-Spalletti sta vivendo una fase a dir poco interlocutoria nella quale non si intravede un briciolo dell’una ma nemmeno dell’altra. Fra i tifosi delusi che non lesinano striscioni polemici ai protagonisti e i due novelli, secondo la saggia teoria del bicchiere mezzo pieno-mezzo vuoto, la stagione spazia tra un’annata al di sopra di ogni più rosea previsione, “ le griglie (non i passaggi a livello) ci davano al settimo posto” dice il mister e il fallimento per un’occasione (lo scudetto) buttata via delittuosamente. Tra le due teorie che litigano c’è il piazzamento che mette d’accordo le finanze alla sopravvivenza, le capre e i cavoli messi al sicuro dal patron, che secondo le cattive lingue ora si vuole liberare del super ingaggio (6 mln lordi) dello “Spallettone”. Chiacchiere “of course” di quei cattivoni dei giornalisti che non possono fare domande scomode, pena l’indesiderabilità che per un cronista fa più male dei congiuntivi messi in croce. “Io sarò l’allenatore del Napoli anche il prossimo anno”, come per dire ” se a qualcuno non sta bene quello non sono io” alla faccia delle dimissioni anelate da qualcuno, vere o presunte. Potranno non essere contenti alcuni, è impossibile che lo siano tutti, ma a molti va bene così perché in giro non c’è di meglio e poi perché anche ai matrimoni meno felici vanno date le seconde possibilità. I “novelli” però non devono straparlare, non possono rizelarsi troppo: i tifosi che fanno gli striscioni potrebbero essere gli stessi che gioiscono per le vittorie degli azzurri, ci vuole poco per portarli dalla propria parte. Calma e sangue freddo, questa è l’ora delle scelte.