Gravi disordini ieri a Gerusalemme, in occasione dei funerali della giornalista di Al Jazeera, dove le autorità locali hanno fatto uso di manganelli e cariche per disperdere il corteo che accompagnava la bara, ieri ai funerali di Shireen Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera uccisa durante uno scontro a fuoco due giorni fa nel campo profughi di Jenin.
A fare da innesco gli scontri sarebbero state le bandiere palestinesi, sventolate da chi teneva il feretro della Giornalista con gli uomini colpiti ripetutamente dagli agenti israeliani, poco prima dell’ingresso nella chiesa Greco melchita vicino alla porta di Jaffa a Gerusalemme.
Lunghi momenti di tensione, ripresi dalle telecamere, con la bara della giornalista che ha rischiato di cadere a terra, durante gli attacchi degli agenti.
Per i Palestinesi non ci sono dubbi, si è trattato di un omicidio a sangue freddo, la giornalista stava infatti documentando un’operazione militare israeliana e gli Israeliani sarebbero gli esecutori del delitto.
Meno certezze invece arrivano dall’altra parte, con Israele, che al cordoglio espresso per la morte dell’inviata, parla di ulteriori indagini e della necessità di rilievi balistici per comprendere le cause del decesso. Secondo gli inquirenti israeliani sarebbero due le principali opzioni, una, il massiccio e incontrollato utilizzo di proiettili da parte dei miliziani palestinesi, che sparavano verso veicoli militari israeliani in transito e una seconda ipotesi secondo cui gli spari proverrebbero da un soldato israeliano che avrebbe cercato di uccidere un terrorista che sparava raffiche contro una Jeep all’interno della quale si trovava il militare, sbagliando però bersaglio.
Si attendono quindi gli esiti di una perizia balistica sul proiettile estratto dal corpo della giornalista.