Socrate
Riprendiamo il nostro viaggio attraverso la filosofia raccontata con le parole dei bambini ed incontriamo, questa volta, Socrate
Quella di Socrate è una storia molto curiosa. Egli nacque circa 470 anni prima di Cristo e viveva in una città dell’antica Grecia, Atene.
Socrate faceva un lavoro piuttosto strano: non lavorava come i nostri papà e le nostre mamme a computer, non faceva il ciabattino o il parrucchiere, faceva il filosofo.
Ma cosa significa?
Se ne stava tutto il giorno in giro per la città a fare domande. Le sue domande spesso erano piuttosto strane, tipo: cos’è per te la bellezza? C’è qualcosa dopo la morte? Ed a queste domande spesso non aveva una risposta certa. Ecco, vedete, per Socrate da questi interrogativi, da questa curiosità, nasce la conoscenza. La parola filosofia, infatti, non è altro che la combinazione di altri due termini philos e sofhos: amore per il sapere. Socrate era innamorato del sapere, della conoscenza, era un vero filosofo.
Socrate viveva come un bambino un po’ cresciuto, giocava al gioco del perché. Se ne stava tutto il giorno ad infastidire le persone con i suoi quesiti, le sue domande ed insieme alla gente cercava di scoprire nuove cose, di generare nuove idee, di arrivare a nuovi concetti. A questo gioco del perché possono partecipare tutti: bambini, adulti, anziani e l’unico requisito richiesto è la curiosità. Questo gioco delle domande e delle risposte è chiamato dialogo ed aiutava soprattutto a trovare le risposte dentro se stessi.
Socrate, quando pensava al suo lavoro lo paragonava spesso a quello della madre. Sua madre faceva la levatrice, cioè aiutava i bambini a venire alla luce; allo stesso modo il dialogo socratico aiutava le persone a partorire la conoscenza attraverso l’arte della maieutica, ovvero delle domande.
Socrate era un tipo assai fastidioso :egli stesso amava paragonarsi ad un tafano. Come lo stesso animaletto egli punzecchiava le persone e le risvegliava del sonno con le sue domande e le sue curiosità. Anche i nostri bambini possono fare con noi il gioco del perché e diventare dei piccoli “socratini”, dobbiamo sempre essere vigili e presenti e lasciarci trasportare dalle loro piccole e grandi domande.