Per quanto l’idea a qualcuno possa non piacere, siamo tutti figli della Repubblica italiana sancita nel 1946 e più appropriatamente di una nazione pensata da un gentiluomo di campagna, tale Camillo Benso, che senza mai nemmeno esser sceso al di sotto del Tevere si godette la realizzazione del proprio disegno politico.
D’accordo, l’idea in un qualsiasi e decente sistema giuridico di oggi non sarebbe stata ammissibile per difetto di forma, in quanto nel cervello di Cavour, fin dall’inizio, non c’era una operazione filantropica ma la possibilità di vitalizzare le casse sabaude con la ricchezza del Regno delle due Sicilie. In poche parole non c’era un vero desiderio di unità nazionale ma l’intenzione di “vestire Gesù spogliando Maria”. Non sia altro, però, che per un semplice fattore antropologico connesso con una ciclopico “Butterfly effect”, l’attuale popolazione del “belpaese” non esisterebbe per il 99 per cento se non si fosse fatta l’Italia nel 1861 e questo avrebbe riguardato, ovviamente, anche il sud. Non ci sarei, probabilmente, io ad annoiare con queste elucubrazioni ne voi con la vostra pazienza a leggerle.
Senza lambiccarci troppo il nostro cervello di “borbonici” e “padani” faremmo bene a pensare quindi a come si potrebbe fare a costruire un futuro da italiani che possa coniugare la laboriosità frammista alla puntualità di un certo tipo di abitante di Ausonia al genio e la fantasia di altri nati in questa terra.
Il resto lo farebbe il clima, la bellezza dei paesaggi, la cultura che trasudano le mura delle nostre città e l’immensa varietà della flora e la fauna che onora le nostre terre.
La cosa ha funzionato molto bene per un certo periodo, negli anni 60, quando la nostra nazione è diventata, come se non bastassero i suoi primati, la quarta potenza industriale al mondo. Forse questo successo ha finito per mettere in allarme alcuni dei nostri amici più fidati che parlando degli italiani non sentivano più di avere a che fare con le simpatiche persone brave solo a cucinare spaghetti con il ragù di mammà.
Gli italiani imprenditori che costruiscono, creano e ospitano nei loro paradisi di mare e monti, con la loro dieta mediterranea del cavolo che migliora la salute, devono tornare ad essere buffi, a suscitare empatia e a litigare tra di loro. Non devono contare su veri politici ma affidarsi a imprenditori, comici e banchieri in modo da chiedere aiuto e paternali agli amici nei casi di difficoltà (perenne) e nella lingua universale nel mondo di oggi. Quale? L’inglese, naturalmente.