Allarmante la situazione del Po
Il fiume Po sembra essere diventato quasi un fiumiciattolo. E’ in secca in quasi ogni suo tratto e la sua situazione è allo stato di emergenza più grave da quando se ne ha memoria.
I provvedimenti
Nell’attesa dello stato di emergenza, l’ “Autorità di bacino del Po”ha dichiarato allarme rosso ed, intanto, si studiano le misure per tentare di arginare la situazione. La soluzione di compromesso evita di sospendere l’irrigazione delle campagne ma impone di ridurre i prelievi del 20%. Tuttavia, la gravità della cosa non esclude che si possa arrivare ad una serie di soluzioni che incidano anche sulla vita domestica. Si sta pensando al divieto di riempire piscine al Nord e alla limitazione dell’utilizzo dell’acqua per i soli fabbisogni primari.
Ma cosa sta succedendo?
Sul Pianeta Terra c’è sempre la stessa quantità di acqua, ma non la stessa qualità.
Il pianeta è ricoperto di acqua per i tre quarti della sua superficie. Il 97,2% è l’acqua salata dei mari e delle falde acquifere sotterranee. L’acqua dolce si trova essenzialmente nei ghiacciai dei poli Nord e Sud. L’acqua utilizzabile rimane solo uno 0,7% del totale e, a sua volta, è distribuita molto male. L’urbanizzazione, l’industrializzazione e i modelli di consumo alimentare attuali peggiorano la situazione di molte regioni del mondo. In Australia, in Cile e in California la siccità ha portato all’abbandono di molte aziende agricole a causa del prosciugamento delle falde acquifere. Attualmente nel mondo più di un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua potabile e vivono in condizioni di forte disagio.
Il problema della qualità
Al problema della quantità si aggancia ed aggiunge anche quello della qualità. L’inquinamento, il degrado ambientale, l’erosione del suolo, peggiorano la qualità dell’acqua disponibile ed, in più, va aggiunto il dramma dei fertilizzanti azotati molto usati in agricoltura che possono rendere l’acqua non potabile.
La deforestazione
Un ruolo fondamentale sul ciclo dell’acqua ce l’hanno le foreste.
Gli alberi prelevano l’umidità dal sottosuolo, la rimettono in circolo e generano parte delle piogge che cadono nelle stesse zone interessate. Sono state studiate le correlazioni tra le superfici boschive e le precipitazioni stesse ed è stato accertato che minore è la quantità di vegetazione e minori sono le piogge che cadono. Pertanto sono state stipulate delle convenzioni fra stati per arginare il fenomeno delle deforestazioni, dove con tale termine non si intende lo sfruttamento delle foreste, ma un fenomeno molto più complesso e radicale, ovvero la sterilizzazione delle aree boschive a causa della scomparsa di specie arboree necessarie per la rigenerazione delle foreste.
Le abitudini di vita
La drammaticità della situazione impone, necessariamente, la revisione di alcune abitudini inerenti allo stile di vita moderno, abitudini che si danno per scontate ma che andrebbero ripensate.
Si pensi al consumo di carne fortemente diffuso in buona parte del mondo e all’utilizzo fortemente crescente dei biocarburanti (usati, ad esempio, tantissimo in Formula 1): entrambe le produzioni hanno comportato una forte espansione del suolo agricolo a discapito delle foreste.
L’acqua è stata riconosciuta come diritto umano fondamentale nel luglio 2010 dall’Assemblea Generale delle Nazioni unite.
E’ un bene vitale ma messo in serio pericolo dall’uomo. Sotto l’effetto del riscaldamento globale il livello del mare si sta innalzando al punto di allagare intere regioni mentre quello dei laghi e delle falde acquifere si sta abbassando.
C’è necessità, pertanto, dell’intervento dell’uomo per una efficace inversione di rotta: ridurre i fertilizzanti azotati, ridurre il consumo di carne e studiare efficaci misure di ricarica delle falde acquifere, infine, ma non in ultimo, limitare gli sprechi.