MUORE EUGENIO SCALFARI
A 98 anni ci lascia Eugenio Scalfari, maestro del giornalismo italiano. Se ne va il 14 luglio, giorno della presa della Bastiglia, della rivoluzione francese. Lo stesso giorno che egli celebrava, ogni anno, come se fosse un anniversario di matrimonio. Ci lascia, nel pieno rispetto di un antichissimo e quanto mai vero detto che così recita: “si muore come si è vissuti”. Trascorre le sue ultime settimane come sempre, in allegria, innamorato della vita, fra i suoi libri, coi suoi cari, inebriato dalla musica amata.
Parole di cordoglio da tutto il mondo politico ed intellettuale.
<<La scomparsa di Eugenio Scalfari lascia un vuoto incolmabile nella vita pubblica del nostro paese>> scrive Draghi. E così continuano pure Mattarella: <<Un testimone lucido e appassionato della nostra storia repubblicana>> e tanti altri.
Il ricordo dei colleghi
<<Rispettava il lavoro, valorizzava le capacità delle colleghe, insegnava che il giornalismo è anche passione>>, queste e tante altre le frasi che si possono leggere fra i ricordi dei colleghi.
<<Non fermarti per resistenza e ostacoli, ci sarà sempre chi le metterà davanti, perché ciò che conta è fare ogni giorno il giornale più bello, ricco e vitale>>, uno dei suoi più belli messaggi di incoraggiamento.
La vita
Nasce a Civitavecchia il 6 Aprile 1924 da genitori calabresi. Frequentò dapprima il liceo classico Mamiani di Roma ed, in seguito, il Cassini di Sanremo dove ebbe come compagno di banco ed amico intimo Italo Calvino. Nel 1950 si sposò con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006, dalla quale ebbe le due figlie Enrica e Donata e trascorrerà gli ultimi anni con Serena Rossetti, segretaria di redazione prima de l’Espresso e poi di Repubblica, alla quale era legato fin dagli anni settanta e, dopo la morte di Simonetta, sua seconda moglie.
La carriera
Impossibile racchiudere in poche righe la carriera di Eugenio Scalfari. Grandissimo giornalista, ha lavorato per oltre sette decenni nel mondo del giornalismo italiano ed è ricordato, principalmente, per aver contribuito a la fondazione di l’Espresso e per essere stato il fondatore di La Repubblica.
La Repubblica nasce nel 1976. Il 14 gennaio esce l’edizione numero zero che venderà 350 mila copie. Giornale indipendente ma non neutrale, come chiarisce il suo stesso fondatore , è stato fondato “per guidare le riforme in Italia e in Europa e per essere in prima linea nel portare il Paese verso la direzione politica alla quale credeva di più: quella di un socialismo liberale capace di unire eguaglianza e riformismo”. Sono queste le parole con cui Scalfari presentò il “suo figlio prediletto” ad un suo amatissimo collega, Ezio Mauro, che gli succederà alla guida dello stesso. Oggi, 15 luglio 2022, la Repubblica lo omaggia con un dossier molto ricco e molto bello intitolato “Il Maestro”.
Il suo pensiero
Sempre in piazza amava conversare con la gente come un filosofo antico ed era intimamente convinto delle capacità di ognuno di poter interloquire degli argomenti più disparati. Amatissimo dalle persone, il suo segreto era, appunto, quello di non porsi mai il problema di come piacere alla gente.
Il suo approccio al giornalismo era il medesimo approccio che aveva con la vita. La capacità di trattare argomenti seri con leggerezza e di approfondire quelli più vacui; il suo ottimismo e la sua fiducia erano fortissimi e tali da indurlo a guardare al futuro, costantemente, con curiosità ed entusiasmo.
Appassionato di letteratura e filosofia, cominciò fin da giovane un lungo percorso intellettuale, fin dai primi scambi col compagno di banco del linceo di Sanremo, Italo Calvino. Il suo cammino si snoda attraverso più tappe permeate, essenzialmente, dalla scuola di Benedetto Croce, dai principi dell’Illuminismo (che contribuirono ad imprimergli una chiara spinta liberale e riformista) e dalla scoperta di Nietzsche che lo condusse alla ricerca dell’Io. In realtà tutto il suo percorso intellettuale avvenne sotto la costante ricerca dell’Io: un profondo viaggio attraverso le profondità della mente, della ragione e della psiche. Una filosofia ricca ma anche originale, non riconducibile a nessuna scuola in particolare.
Il suo rapporto con Dio.
Singolare e delicato, in Scalfari è anche il suo rapporto con Dio. Non è presente nel suo credo ma non ne sottovaluta mai il peso, l’importanza, l’efficacia teologica ed i riflessi sulla vita delle persone. Per questo non rinunciò mai ai suoi famosi dialoghi col Cardinal Martini e con Papa Francesco.
Nel giorno della sua commemorazione, Sua Santità gli dedica intere pagine sul quotidiano Repubblica. <<Amico laico, mi mancherà parlare con te>>, egli scrive. Ricordando i loro dialoghi a Santa Marta il Papa parla di come Scalfari cercasse di cogliere, anche attraverso i suoi studi, il significato della vita. Si parlava del buio che avvolge l’uomo e della luce che si può ritrovare attraverso la fede. Era speranzoso e proiettato in avanti, mai nostalgico, ma sempre gioioso. Era innamorato della vita e non aveva paura della morte.
L’Italia perde un grande Maestro e gli italiani un punto di riferimento.
Noi, piccolissimi giornalisti, in lutto da due giorni ormai ci sentiamo un po’ persi. Ma come dei piccoli satelliti sappiamo che potremmo godere della sua luce, sappiamo che avremo i suoi libri, i suoi articoli, il suo pensiero, per fortuna, impresso su decine e decine di righe, le nostre amate righe. Ma come dei figli quando perdono i genitori sappiamo che adesso avremo una scia da seguire, ma che sarà anche un cammino da onorare. Dopo un maestro così sarà dura per noi restarne all’altezza.