Il professore che tutti avrebbero voluto, un modello esemplare di servizio pubblico.
L’uomo che ha saputo incarnare scienza e conoscenza, unendo tra loro ben tre generazioni.
Il suo segreto? “Essere dalla parte della Scienza per i contenuti e dalla parte del lettore per il linguaggio“.
Questo è stato, è e resterà per tutti noi il grande Piero Angela.
Divulgatore, scrittore e giornalista, che ha saputo, con garbo e gentilezza, entrare nelle case degli italiani, divenendo “uno di famiglia” e riuscendo, col suo modo di comunicare, a trasferire, in maniera semplice e diretta, argomenti spesso ostici e noiosi.
Oggi, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, è stata allestita la camera ardente per un ultimo saluto al maestro della divulgazione scientifica.
E poi, un flusso ininterrotto di persone che dalle 11:15 alle 19:00 ha voluto rendere omaggio a Piero Angela, mostrando il suo affetto e la sua vicinanza ai familiari lì riuniti.
Primo fra tutti Alberto che, commosso, ha tenuto un discorso in ricordo del suo papà.
Di seguito, un estratto delle sue parole:
<< Penso, innanzitutto, che le persone che amiamo non dovrebbero mai lasciarci. Però accade.
È come qualcuno che parla degli amici, è come qualcuno che a fine serata dice “beh…io adesso vado”.
C’è molto affetto, molto amore nei confronti di tutti.
Lui si è rivolto al suo pubblico, a chi lo ha amato ed è stato una persona che è riuscita ad unire, non a dividere.
Pur mantenendo le sue opinioni, a volte ferree, ma è riuscito a metterle in modo tale che tutti fossero d’accordo.
E questa è una dote che è difficile da trovare.
Il suo stile, il suo tatto, lo conoscete tutti, ma la cosa bella è stata vedere il ritorno, sotto forma di messaggi, sui social, sugli articoli.
E devo dire che questi messaggi che arrivavano erano pieni di non dolore, non sofferenza, cioè non sensazioni o emozioni, ma amore, che è un sentimento.
Perché il sentimento è un qualcosa che rimane e che si trasforma, nel tempo, in valore e i valori sono eterni e credo che sia il miglior vestito per il mio papà, per il viaggio che fa.
E quest’affetto, quest’amore delle persone, quest’eternità, rimane un valore.
Lui ci ha insegnato tante cose, lo ha fatto con trasmissioni, libri, di tutto, ha usato tutti i media per parlare e divulgare.
L’ultimo insegnamento me l’ha dato non con le parole, ma con l’esempio: lui mi ha insegnato, in questi ultimi giorni, a non aver paura della morte.
La morte, che è la più grande paura di qualunque essere umano, lui l’ha attraversata con una serenità che mi ha veramente colpito.
Non l’ho mai visto in mezzo allo sconforto, alla tristezza, al dolore, mai!
Aveva una quantità d’esperienza, una vita riempita e questo sicuramente è stato uno dei motivi per cui alla fine lui se n’è andato soddisfatto.
Come ci si alza da un tavolo dopo una bellissima cena con gli amici.
Ha attraversato quest’ultimo periodo con una razionalità, con i piedi per terra. Un po’ come se fosse quasi una missione Apollo.
Aveva una forza incredibile.
Questo è stato possibile perché lui aveva un approccio alla vita razionale, scientifico, ma anche pieno d’amore, di come la vita dovrebbe essere riempita e vissuta.
E lui amava ripetere un aforisma di Leonardo Da Vinci.
Perché io poi ho avuto veramente la sensazione di avere Leonardo Da Vinci in casa, perché l’ho vissuto come figlio, come collega, come persona normale, che si è trovato davanti una mente eclettica, ma soprattutto qualcuno capace di dare la risposta giusta sempre, in qualunque settore.
Aveva una capacità di sintesi, di analisi e di trovare la risposta giusta in modo pacato, che metteva poi tutti d’accordo.
E lui amava quest’aforisma che diceva. “Siccome una giornata ben spesa dà lieto dormire, così una vita ben usata dà lieto morire”.
Questo lo ripeteva e credo che lui l’abbia interpretato fino alla fine.
Quello che era importante per lui era proprio avere una vita colma ed era un suggerimento quello che ci ha dato: “Fate come me e sarà più facile arrivare alla fine”.
È un insegnamento riempire la vita, amarla, amare tutte le cose, le passioni.
Questo è quello che ha fatto lui, anche se sembrava, da torinese, molto riservato, ma dentro c’era un fuoco.
Un fuoco che noi abbiamo visto nella conoscenza.
Ora lui certo continuerà ,a mio modo di vedere, a vivere.
Vivere, dove?
Ma certo attraverso i libri, le trasmissioni, i dischi jazz. Però, a mio modo di vedere, lui continuerò a vivere in tutti quei ragazzi che hanno la speranza per il futuro, soprattutto che cercano l’eccellenza, con sacrificio ma vanno avanti.
Sarà vivo in tutte le persone che cercano di unire, non disunire, le persone che cercano la curiosità e la bellezza della natura, le persone che cercano di assaporare la vita.
Perché lui era una persona così.
Voi l’avete conosciuto in questo modo molto scientifico, ma poi era una persona con un senso dell’umorismo incredibile.
Era bravo in tutte le cose, era una mente che ancora adesso mi sorprende.
E quindi l’eredità che lascia a tutti noi, non solo a me, non è un’eredità fisica, un’eredità di lavoro, ma di atteggiamento nella vita.
Credo che questa sia la cosa più importante che ci ha lasciato.
E poi anche quello che ci ha detto nel suo ultimo comunicato “anche voi fate la vostra parte“.
Beh…anch’io cercherò di fare la mia.>>