Il Vangelo di oggi ci racconta della parabola del fariseo e del pubblicano. Il primo è un uomo religioso, il secondo un gran peccatore.
Entrambi salgono al tempio per pregare, ma solo il pubblicano (peccatore) riesce ad elevarsi veramente a Dio e con umiltà scendere nella verità di sé stesso.
Papa Francesco ci invita, riflettendo su questa parabola, a considerare i due verbi protagonisti che esprimono movimento: salire e scendere.
Il primo movimento è salire. Questo aspetto richiama tanti episodi della Bibbia dove per incontrare il Signore si sale verso il monte. Salire, pertanto, esprime il bisogno del cuore di staccarsi dalla vita piatta per andare incontro al Signore, spiega Papa Francesco, di liberarsi del proprio io e portare a Dio quanto viviamo.
Ma per vivere davvero l’incontro con il Signore c’è necessità di scendere, spiega il Santo Padre.
Per salire a Dio dobbiamo scendere dentro di noi: coltivare la sincerità e l’umiltà del cuore. Solo se riusciamo ad essere umili possiamo portare a Dio le nostre ferite, i nostri limiti, ed invocare la sua misericordia. Se scendiamo con umiltà sarà il Signore, successivamente, a rialzarci.
Infatti, il pubblicano, umilmente, si ferma a distanza, ha vergogna ed , umilmente, chiede perdono.
Il fariseo, sicuro di sé, inizia ad esaltare tutte le sue buone azioni e a disprezzare gli altri, rispetto ai quali si sente superiore.
Questa è la superbia spirituale e così, precisa Papa Francesco, si adora l’Io e si cancella Dio. <<E’ un ruotare intorno a sé stessi>>.
<<Dove c’è troppo Io , c’è poco Dio>>, precisa Sua Santità.
Bisogna allontanarsi dal narcisismo, dalla vanagloria e dall’esibizionismo.