Chi non ha mai letto “L’isola misteriosa” di Jules Verne batta un colpo!
Imbattersi in Giulio Verne da ragazzi e restarne folgorati è facile. Eppure, in gioventù o ancora prima durante l’infanzia, non si coglie il messaggio tra le righe di questo romanzo e ci si diletta semplicemente nel naufragio e nelle conseguenti difficoltà/avventure da vivere insieme ai protagonisti ma… Metterci mano da adulti è tutt’altra cosa.
Intanto vediamo la storia: quattro uomini e un ragazzo, sfuggiti alla guerra, alla prigionia e sopravissuti alla caduta della mongolfiera sulla quale viaggiavano, naufragano su un’isola dell’Oceano Pacifico non contrassegnata dalle mappe e là si devono ingegnare, mostrando al lettore di oggi qualcosa di molto particolare…
Giulio Verne mette in primo piano l’intelligenza in un genere letterario che già al tempo era stato sperimentato da altri autori, basta ricordare Defoe con il suo Robinson Crusoe. In pratica, sono l’intelligenza, lo spirito di adattamento, l’ingegnarsi, a darci modo di sopravvivere alle avversità della vita. Sapete che le tecniche di sopravvivenza utilizzate dai naufraghi nel romanzo di Verne, oggi sono studiate nei corsi e percorsi per uomini duri? E stiamo parlando di un romanzo pubblicato a puntate dal 1874 al 1875!
L’analisi della natura umana, il senso del bene o del male, addirittura questioni ecologiche, e un grande messaggio: si può sopravvivere alla distruzione di ogni certezza soltanto rimboccandosi le maniche anche quando lasciarsi andare è più semplice.
Distruzione uguale ricostruzione. Direi che senza dubbio, una iniezione di positività come questa è utilissima anche in tempi come i nostri.