Quanti sì e quanti no si fronteggiano, in tema eutanasia…
Argomento delicato, sofferto, evitato o accettato dopo lunghe riflessioni. Difficile dare un unico connotato di giusto o sbagliato, difficile perfino affrontarlo, questo argomento.
In un’isola antica che tutti conosciamo, la Sardegna, l’eutanasia era praticata in tempi in cui – soluzioni di questo genere – altrove non erano neppure ipotizzate. S’Accabadora (dallo spagnolo “acabar”), ovvero colei che finisce, era una donna in genere anziana poiché sono gli anziani a possedere doti di giustizia e saggezza, la quale in un gesto pietoso poneva fine alle sofferenze di malati in agonia.
La richiesta poteva giungere a lei dallo stesso infermo o dai suoi cari, ma non veniva retribuita poiché ciò sarebbe stato considerato sacrilego: si trattava di un gesto d’altruismo, di grande umanità, per il quale non potevano essere previsti compensi o guadagni, e questa figura femminile era degna del massimo rispetto, stimata da tutta la comunità. Sebbene numerosi antropologi continuino a sostenere che tutto ciò non sia mai avvenuto e che S’Accabadora non sia mai esistita, non è ciò che sostengono le testimonianze che ci giungono da diverse località della Sardegna, in particolar modo dall’entroterra.
Per chi vuole saperne di più, vi sono saggi molto interessanti sull’argomento, saggi che assumono posizioni differenti e opposte: chi sostiene sia un mito, una figura immaginaria, chi si basa su testimonianze di anziani che demoliscono la teoria dell’infondatezza e un film del 2017, “L’Accabadora”, del regista sardo Enrico Pau.
Una pellicola apprezzata dalla critica, con Donatella Finocchiaro, Barry Ward, Carolina Crescentini, Sara Serraiocco, Anita Kravos, la cui sceneggiatura non è stata tratta dal libro di Michela Murgia “S’Accabadora”, così come lo stesso regista precisa nelle sue interviste. Si tratta di una storia totalmente differente, il cui titolo era stato depositato dal regista prima ancora che il romanzo vincitore del premio Campiello 2009 fosse pubblicato.
Vi lascio con i bellissimi versi di Natale Fioretto, il quale ci mostra con grande e amara poesia l’ingrato compito dell’ultima madre…
“D’un ultimo abbraccio
Saranno vinte le mura
Del mio fragile vivere.
Estrema libagione
Fra i tuoi sensi funesti.”