Parliamo parliamo parliamo, ma ogni giorno inventiamo nuove sfumature per non farci capire o di nuove ne incontriamo che ci fanno pensare “costui parla un’altra lingua…”
Il potere della parola è di gran lunga inferiore al potere della comprensione, ma l’equo scambio di tale merce pare spesso perduto o dimenticato, annegato nell’egocentrismo che tutti noi – ammettiamolo – possediamo. Però cerchiamo di tradurre altri linguaggi, e ce ne vantiamo perché ogni scoperta significa intelligenza e apertura; così, mentre le coppie si dividono per mancanza di dialogo, genitori e figli non trovano punti d’incontro attraverso le parole o interi paesi si predispongono all’odio perché incapaci di comunicare senza prevaricazioni, ci sono allevatori che sostengono di riuscire a capire perfettamente cosa dicono le galline. Pensate che già qualche anno fa, negli Stati Uniti, si è creato un software in grado di tradurre i versi delle galline in un linguaggio comprensibile per l’uomo. Senza dubbio interessante, personalmente sono sempre più convinta che gli animali abbiamo tanto da insegnarci, tuttavia propenderei anche per un marchingegno in grado di avvicinare gli uomini e aiutarli a comprendersi l’un l’altro, cosa che al momento – e in maniera del tutto naturale – appare come un’ardua impresa.
Secondo un proverbio cinese, Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di ciò che diciamo, e la stessa cosa dicono i danesi e Talete, mentre Pasolini sosteneva che la morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi.
Interessante l’aforisma di Elbert Hubbard: Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole.
Già, il silenzio. Ma questa è un’altra storia…