Durante i miei corsi di scrittura, invito sempre i miei allievi a lasciarsi andare, a sporcarsi le mani nella narrazione, ad affondare nel fango senza timore del giudizio. Perché una delle più belle prerogative di uno scrittore sta nella libertà di movimento e di espressione. L’unico limite deve essere dettato dal rispetto per la lingua e la grammatica, dalla conoscenza e osservazione della tecnica che ci permette sì di andare controcorrente ma proprio grazie a quella conoscenza.
Diego De Silva, nel suo Diario malinconico (Corriere della Sera Napoli – 25 febbraio 2023), ha scritto una grande verità, ricordando che vietare il libero uso delle parole nella scrittura blocca la creatività, insinua ritrosia e dubbi nel linguaggio e “mira a fondare un nuovo moralismo che infetta la libertà di espressione (specie quella dell’artista che dovrebbe essere anarchica per definizione) e massifica, abbassandolo, il tasso di intelligenza collettiva”
Non c’è altro da aggiungere, evidentemente.
Ecco perché risulta assurdo voler modificare i testi di grandi scrittori del passato (e non solo) con la motivazione di una nuova sensibilità dei lettori: non è in fondo un atto di manomissione?
La letteratura è una finestra spalancata sul mondo, sulla realtà: si attinge sempre da qualcosa che si conosce, che esiste, e la si ribalta, scompone, rielabora. Questa dovrebbe essere l’unica possibile manomissione concessa grazie alla quale sono state create opere che hanno lasciato il segno su tutti noi. Non serve dunque mettere il bavaglio al grande Roald Dahl, i cui romanzi per bambini ne hnno decretato il successo all’unanimità nonostante parole come “enormemente grasso”, “racchia”, o personaggi come Pancione.
É notizia di questi giorni che anche il povero 007 di Jan Fleming ha subito la mannaia della censura e al momento chi vi scrive non conosce i dettagli, se non che pare che il tutto sia avvenuto nelle traduzioni americane e inglesi in occasione dei 70 anni di Casinò Royale.
E, a proposito di ciò che è giusto o sbagliato in questa nuova caccia alle streghe, vi regalo un interessante punto di vista dello scrittore britannico Aldous Leonard Huxley:
“È con i cattivi sentimenti che si fanno i buoni romanzi”.