Noto anche come Pentamerone, “Lo cunto de li cunti” è una raccolta di 50 fiabe scritte in napoletano da Giambattista Basile, pubblicate per la prima volta intorno al 1635.
Le fiabe sono raccontate da 10 diverse novellatrici in 5 giorni (Pentamerone deriva proprio dal greco πέντε / pente “cinque” e ἡμέρα / hêméra “giorno”). Secondo i critici l’opera è dotata di una vena innovativa ricca, fantasiosa e complessa tanto da creare un modello narrativo fiabesco che ha ispirato numerosi e famosi scrittori oltre ad opere cinematografiche anche recenti (“Tale of Tales” ad esempio, film ad episodi in lingua inglese del 2015 diretto da Matteo Garrone, si basa proprio su alcune delle fiabe scritte da Basile).
A voler stuzzicare un pochino l’ingegno, giocando col duplice significato vernacolare de “li cunti” (qui inteso non come “racconti”) viene facile trasporre idealmente l’opera del Basile all’argomento che già da qualche tempo (altro che 5 giorni) anima e vivacizzerà chissà ancora per quanto la cronaca sportiva nazionale: il racconto (“lo cunto”) dei conti (“li cunti”) derivanti dalle plusvalenze della Juventus Football Club. Già perché a vederla senza nemmeno troppa immaginazione, anche questa sembra una fiaba a suo modo “ricca”, complessa, fantasiosa e pericolosamente ispiratrice, fatta di indagini, ricorsi, sentenze carte e cartuscelle.
Stando alle ultime indiscrezioni riportate da autorevoli organi di comunicazione le famose carte 1 e 2 della Covisoc (la commissione preposta al controllo dei conti dei club), che la FIGC su indicazione della magistratura amministrativa ordinaria ha dovuto mettere a disposizione della società bianconera, non arrecherebbero un vantaggio concreto alla Juventus in quanto prive (sembra) di elementi utili a spostare indietro la data di inizio delle indagini.
Riuscire a retrodatare l’epoca di acquisizione da parte della Procura Federale della notitia criminis comporterebbe, nell’intenzione degli avvocati della Juventus la scadenza dei termini delle indagini (che pertanto sarebbero state effettuate fuori tempo massimo) e quindi la conseguente decadenza di tutta l‘inchiesta sulle plusvalenze, inclusa l’udienza davanti al Collegio di garanzia del Coni (che perciò in tal caso non si terrebbe). Risulterebbero perciò invalidate tutte le prove raccolte e le contestazioni mosse alla Juventus alla quale verrebbero dunque restituiti i 15 punti di penalizzazione.
È ancora presto per dire se le carte Covisoc (e le altre che dovessero nel frattempo uscire fuori) siano effettivamente decisive per ribaltare la pesante penalizzazione. La vicenda riporta alla ribalta l’annosa, dibattuta e complessa questione sulle interazioni tra la giurisdizione sportiva e quella ordinaria, aumentandone la già grossa confusione. Per non tediare il lettore con termini ed argomentazioni sin troppo specifici, eviteremo di scendere nel dettaglio che volentieri lasciamo agli esperti giuristi del settore.
Pur tuttavia non ci si può sottrarre da una doverosa premessa ed una necessaria riflessione.
Premessa: la procedura (ossia quella sorta di “istruzioni per l’uso” per dirla semplice) è la garanzia del diritto, non rispettandola si corre il rischio concreto di calpestare altri diritti, perciò va osservata. Immaginate alla pietanza che uscirebbe fuori se ad esempio uno chef sbagliasse la preparazione o la cottura degli ingredienti che ha a disposizione.
Al contempo si provi però ad immaginare se (e ribadiamo se) l’ ipotesi, al momento astratta e teorica, della restituzione dei 15 punti alla società bianconera per effetto della decadenza dei termini, dovesse effettivamente trovare riscontro, annullando le obiezioni mosse e le prove raccolte dalla Procura Federale nei confronti della Juventus Football Club.
Si tratterebbe per il club bianconero di un proscioglimento tecnico di natura procedurale, non nel merito, insomma di un cavillo, una scappatoia.
Riflessione: se così fosse, tutto ciò, risplenderebbe di giustizia, di adamantina verità? “Il calcio è bugia” ha detto qualcuno (Mister Benitez mi pare) non occorre lo sia pure la sua narrazione.