Denver vince il suo primo titolo NBA, battuta 94-89 i Miami 4-1, Nikola Jokic MVP delle Finals.
I Denver Nuggets sono campioni NBA per la prima volta nella loro storia, al termine di una Gara-5 combattuta fino all’ultimo, in cui Miami si è ritrovata anche in vantaggio di 7 punti all’intervallo (51-44), complici le pessime percentuali al tiro dei Nuggets che sono sembrati poco lucidi per tutta la partita. Denver è rimasta aggrappata al suo fenomeno, Nikola Jokic, l’unico con ottime percentuali (28 punti, con 12/16 al tiro, conditi da 16 rimbalzi e 4 assist).
I meriti dell’intensità della partita e con il punteggio in bilico fino all’ultimo minuto, vanno certamente attribuiti ad una Miami che ha combattuto con il coraggio che li ha contraddistinti per tutto il post-season, basti pensare che sono arrivati ai Playoffs all’ultima partita disponibile e quindi da ultimi ad Est (ottavo posto), e con un grande Jimmy Butler che si è trasformato nell’ultimo quarto, come sempre gli accade nei Playoff. Anche il trascinatore degli Heat, nonostante abbia segnato gli ultimi 11 punti della squadra e l’abbia tenuta aggrappata con i denti a Gara-5, si è dovuto arrendere alla grande forza dei rivali, i quali hanno meritatamente vinto il loro primo titolo NBA.
Una data storica per la squadra del Colorado, che vince il primo titolo in 56 anni di storia, risultato raggiunto grazie all’organizzazione e ad un progetto a lungo termine che fa della chimica e dell’armonia di squadra le basi da cui partire per arrivare in alto, puntando tutto su un allenatore Mike Malone (dal 2015) e su due giovani molto promettenti come Nikola Jokic (draft 2014) e Jamal Murray (draft 2016). Intorno a loro anno dopo anno si è costruita una squadra da titolo, con pazienza e consapevolezza del talento e della potenziale crescita dei propri giocatori. Il 2023 è stato il loro anno, primi in regular season ad Ovest e distruttivi nei Playoff, con il contributo degli investimenti del passato e la migliore coppia NBA (Jokic e Murray).
A fare la differenza è stato senza dubbio Nikola Jokic, 2 volte MVP della regular season e MVP di queste Finals. Era impossibile da pronosticare ad inizio carriera che un ragazzo serbo di 2,11 considerato sovrappeso dai più, con la passione sfrenata per i cavalli e che è stato scelto al draft solo alla chiamata numero 41 nel 2014, potesse diventare il giocatore più forte del mondo. Invece la bellezza di questo sport e dello sport in generale sono le storie di rivincita, quando un giocatore riesce a far ricredere tutti gli addetti ai lavori e gli appassionati.
Nikola Jokic è riuscito in questo e molto di più, ha dimostrato di essere un giocatore sontuoso, un centro atipico che non fa dell’atletismo e della forza fisica le sue armi, ma che utilizza l’intelligenza nel capire il gioco e la visione dello stesso, mischiate al talento e ad un tocco nei polpastrelli invidiabile, per dominare sul parquet, mettiamoci anche che il suo carattere è quanto di più lontano ci sia rispetto alla cultura dell’ esagerazione americana e il gioco è fatto. La sua post-season è nella storia del basket, nessuno mai aveva guidato la lega per punti, rimbalzi e assist nei Playoff. Grazie anche alla fiducia e al lavoro della franchigia è uscito fuori un giocatore diverso da tutti gli altri che ha sbaragliato la concorrenza. Un ragazzo serbo sul tetto del mondo, con l’aria perennemente esausta e annoiata, il cui solo pensiero una volta vinto il titolo è andato ai suoi cavalli in terra natìa: ” Abbiamo finalmente vinto, il lavoro è finito, ora possiamo andare a casa”.