14 giugno 2023 ricorre l’anniversario del tiro più famoso della storia della pallacanestro mondiale.
Oggi, 14 giugno 2023, ricorre il 25° anniversario del più grande e famoso tiro della storia della pallacanestro. Michael Jeffry Jordan, già considerato il miglior giocatore mai esistito, conclude la sua carriera in maglia Bulls con “The Last Shot” per chiudere Gara-6 delle Finals NBA del 1998 contro gli Utah Jazz e per sancire la vittoria del sesto titolo in otto anni dei suoi Chicago Bulls.
Il tiro più iconico di sempre realizzato in una situazione di estrema difficoltà per i Bulls. Infatti, nonostante fossero riusciti ad aggiudicarsi un netto vantaggio per 3 gare ad 1 nella serie, Chicago sfuma il primo matchpoint in casa ed è costretto a disputare una fondamentale quanto difficile Gara-6 al Delta Center (Arena degli Utah Jazz). Inoltre, con un’eventuale vittoria di Utah, Gara-7 si sarebbe giocata nuovamente in casa e con l’inerzia della possibile rimonta e la spinta del proprio pubblico sarebbe stato tutto in discesa per loro.
Gara-6
Si gioca in una vera e propria bolgia, i tifosi dei Jazz credono alla rimonta impossibile, in più sognano una vendetta proprio ai danni dei Bulls che li avevano battuti l’anno precedente.
Dopo 47 minuti di un’intensità mai vista prima, condita da colpi di alta classe ed errori grossolani dovuti soprattutto all’importanza della partita, il punteggio riporta 86 – 83 per Utah e mancano 42″ alla sirena finale. Ai Bulls non resta altro che affidarsi al miglior giocatore della squadra e non solo, Michael Jordan. “Sua Maestà” non tradisce le aspettative, si fa consegnare subito palla da una rimessa laterale sulla destra ed attacca la corsia di penetrazione lasciata semi-libera dalla difesa avversaria, riesce, a segnarne 2 veloci al ferro per il -1, il punteggio segna 86 – 85 a 37″ dalla fine.
Dopo la rimessa da fondo campo Utah cerca subito John Stockton, che ha come unico obiettivo quello di porre il pallone nelle mani del suo compagno migliore Karl Malone (insieme formano una delle coppie più forti di sempre), il quale riceve in post-basso in area sulla parte sinistra del campo, marcato da Dennis Rodman. In quell’istante, dal nulla, compare Michael Jordan che dalla linea di fondo, lato cieco di Malone, gli strappa la palla e se ne impossessa stringendola forte a sè. Dopo questa magistrale quanto improvvisa ed inaspettata giocata difensiva, il cronometro segna 19″ al termine.
Michael va nella metà campo offensiva ed i compagni cercano subito di lasciargli più spazio possibile, sia loro che tutte le persone che hanno avuto la fortuna di assistere sanno che l’ultimo tiro è suo. Si trova a marcarlo in single-coverage (1 vs 1) Bryon Russell, uno che qualche anno prima ha avvicinato Jordan per confessargli il suo desiderio di marcarlo e fermarlo in un’azione fondamentale di una partita. Il sogno dell’ingenuo Russell è diventato realtà, peccato per lui che Jordan avesse altri piani. Michael parte dal lato sinistro e lo attacca tagliando verso il centro ed all’altezza della lunetta lo sbilancia con una finta ammaliante e si alza per il tiro dai 6 metri, retina che si muove e 87 – 86 per Chicago. Gli Jazz avrebbero anche il tempo per un ultimo tiro preso da Stockton che non va dentro e sancisce la definitiva sconfitta dei Jazz e la vittoria del titolo per i Bulls.
Michael Jordan, dunque, porta ancora una volta la sua squadra sul tetto del mondo, questa volta nel modo più romantico ed intenso possibile, con il tiro che ogni appassionato di basket sogna fin da bambino, sulla sirena per vincere il titolo. Secondo i presenti il tempo in quell’ultima azione sembra davvero essersi fermato per un attimo, forse è l’effetto che ammalia e disorienta solo quando ci si rende conto che sta per succedere qualcosa di diverso, di mai visto prima, qualcosa che lascia alle spalle la tensione di una partita infinita e sprigiona una gioia indescrivibile per chiunque si sia trovato ad assistere. Sia nella vittoria che nella sconfitta non resta altro che alzarsi ed applaudire.