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Habemus Mister.

No, non ci sono stati conciliabili e strategie di sorta. Niente correnti di pensiero, niente partitini e pianificazioni di politiche societarie e nemmeno vedute che “sconvergono”.

C’è stato l’approccio telefonico dell’uomo solo al comando, l’incontro “ad personam”, le domande vicendevoli che dovevano chiarire i dubbi e sondare gli stimoli guardandosi negli occhi.

Il metodo preferito di ADL che ha fatto tutto da solo e complici i mal di pancia del ribelle Giuntoli, si prenderà tutti i malumori di un annata deludente o tutta la gloria di un’altro anno da favola; dentro o fuori, tutto o niente come il più incallito dei giocatori che scommette però solo su sé stesso.

Gli orfani di Spalletti, gli stessi che erano scontenti due anni fa al suo approdo a Napoli, hanno accolto tiepidamente l’arrivo di Rudy Garcia ma si guardano bene dal criticare apertamente. La fortuna (non la bravura e l’intuito vincente) ha spesso arriso ad ADL, meglio conservare i commenti di biasimo a momenti migliori, per loro (peggiori per il Napoli). Il nuovo mister si dichiara voglioso di scrivere nuove pagine di adrenalina pura capace di mandare il popolo partenopeo in estasi mentre la stagione appena trascorsa è ancora negli occhi trasognati della gente.

Ce ne faremo una ragione se non si parlerà “tosco” da ora in poi e dovremo ascoltare i non sempre amati francesismi ma chissà se dopo la “Ci” muta non impareremo ad apprezzare anche la “Erre” moscia.

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