Gli uomini vengono da Marte, le Donne da Venere, scriveva John Gray. Da qualunque posto arrivino entrambi, comunque, quel che è certo è che continuano a correre a due velocità diverse, anche se nella stessa direzione.
Con l’espressione Gender Gap si intende descrivere la disparità di genere che si registra negli ambiti più disparati, come lavoro, istruzione, empowerment politico, salute, partecipazione e opportunità.
Global Gender Gap Report 2023
Lo scorso giugno, è stato pubblicato dal World Economic Forum il diciassettesimo Global Gender Gap Report, che fotografa la situazione al 2023 in 146 Paesi.
Il documento raccoglie dati relativi a 14 indicatori, divisi in 4 categorie:
– salute e sopravvivenza,
– rendimento scolastico,
– partecipazione economica e opportunità,
– empowerment politico.
Gli indici riportati tengono conto di una pluralità di fattori, ad esempio l’aspettativa di vita e l’accesso a cure di base e/o specifiche, il tasso di scolarizzazione e alfabetizzazione, l’accesso a percorsi di formazione e specializzazione, l’occupazione in relazione a cariche istituzionali e rappresentative e l’accesso libero al voto.
L’indice misurato al 2023 conferma che nessun Paese raggiunge la piena parità di genere, attestandosi al 68,4%. In lieve miglioramento rispetto agli anni precedenti, seppur insufficiente. Al ritmo attuale, infatti, occorreranno 131 anni per colmare questo gap di genere.
I primi nove Paesi della classifica sono Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania, che hanno colmato almeno l’80% dei divari. L’Islanda occupa la prima posizione per il 14° anno consecutivo, superando il 90%.
L’Europa, quest’anno, scavalca il Nord America, con la più alta percentuale di parità di genere di tutte le altre regioni. Subito dopo Asia e Africa subsahariana; ultimi Medio Oriente e Nord Africa.
La situazione in Italia
Nonostante il buon piazzamento europeo, la classifica mondiale vede il nostro Paese al 79° posto, perdendo numerose posizioni rispetto all’anno scorso (quando era 63°). A scendere è il livello di partecipazione alla vita politica (dal 40° al 64° posto), mentre segnali positivi si registrano in campo economico.
Gender Gap e mondo del lavoro: il divario è anche salariale
Un miglioramento, seppur timido, si registra nel mondo del lavoro, dove tuttavia il tasso di disoccupazione femminile è ancora significativamente maggiore rispetto alla controparte maschile. Inoltre, sono ancora troppo poche le donne che ricoprono ruoli dirigenziali e di prestigio. Una situazione analoga si palesa anche nella sfera politica, appannaggio ancora a tendenza maschile.
Alla donna è affidata ancora la maggior fetta del lavoro domestico e di cura (non retribuito), a discapito della possibilità di fare carriera e conquistare i vertici aziendali. Questo, infatti, comporta una diversa modulazione della conciliazione vita privata-lavoro, rispetto ai colleghi uomini.
In molte aree del mondo, poi, la popolazione femminile ha un limitato accesso all’istruzione e, di conseguenza, ricopre un ruolo marginale nel panorama politico, sociale ed economico del proprio Paese.
Tutto ciò si traduce, comprensibilmente, in un ulteriore divario, che riguarda la retribuzione salariale. Tale circostanza, anche definita gender pay gap, dipende da una moltitudine di fattori. Tra questi, oltre a quelli precedentemente citati – l’idea di donna come curatrice della casa e la difficoltà di accedere a istruzione di base e/o specialistica – occorre anche considerare diverse forme di molestie a danno delle lavoratrici.
Per maggiori approfondimenti sul tema, si consiglia la lettura del report sulla pagina ufficiale del World Economic Forum cliccando qui.