Nove anni fa un infarto fatale atrofizzò un muscolo cardiaco già al quanto provato.
Ci volle un nonnulla, meno di un fremito di palpebra, per comprendere, dalla reazione dei colleghi e della gente, che ancora continuano a manifestargli riconoscimento ed affetto, che quella sciagurata sorte, pur disattivando le cellule, non poteva impedire a quel cuore di continuare a battere, non ha spezzato una vita, perché non potrà mai porre fine alle vibrazioni, alle emozioni che la Musica, creata da quel battito geniale, continua e continuerà ad espandere.
I funerali si tennero il 7 gennaio del 2015, a Roma la mattina, presso il Santuario gremitissimo della Madonna del Divino Amore, ed il pomeriggio a Napoli, in una Piazza del Plebiscito (ancora una volta) stracolmissima di gente, che già la sera prima, quella della Befana, aveva dato vita ad un memorabile flash mob (poi ripetuto anche negli anni a seguire).
Pino è un discorso a sé ma non chiuso dentro di sé, perché riesce a parlare a tutti, è un linguaggio percepibile anche da chi quell’idioma non lo parla ma lo capisce e lo comprende, perché riesce a raccontare le cose, i sentimenti, per come sono sentiti, anzi “per come si sente che debbano essere.”
Il virgolettato è attribuito a Fernando Pessoa, poeta, scrittore e aforista portoghese, vissuto tra la fine del 1800 ed i primi decenni del 1900 ma è un’espressione che non posso non condividere, apprezzare ed applaudire se penso alla Musica di Pino ed a determinati brani in particolare : Appocundria, Alleria, Sulo pè parlà, Maggio se ne và, Viento ‘e terra, Donna Cuncetta, Putesse essere allero, Nun me scuccià, ’O ssaje comme fa ’o core (il cui testo è di un altro genio incredibile, pure lui tradito da un cuore ballerino) e potrai citarne ancora altri.
Pino è riuscito ad invertire l’ordine dei fattori mantenendo inalterato il prodotto, conservando integra l’equazione: Pino sta a Napoli = Napul’è Pino!
La Musica di Pino è sintesi, non riassunto perché non sacrifica niente nemmeno quando è breve, è integrazione, magica commistione che non assurge mai a miscuglio, fusione non confusione. Ci sono pezzi il cui attacco (due su tutti: “Yes i know my way” e “A me me piace o blues”), non reputo secondi nemmeno a “(I Can’t Get No) Satisfaction” e “Superstition” (rispettivamente dei Rolling Stones e Stevie Wonder, ça va sans dire!).
Pino è un po’ come Napoli, senza risorse e grandi mezzi, grazie all’ applicazione, allo studio, al talento, al genio, da autodidatta è diventato un musicista e chitarrista raffinatissimo. Perciò Pino per me è Arte più che un Artista. La Musica trova sempre nuove forme espressive, di comunicazione e coinvolgimento, è giusto, piacevole ed è nella sua naturale evoluzione;
da boomer conclamato (ma non ancora rintronato), vorrei però permettermi di dare ai giovanissimi e agli adolescenti un suggerimento: vanno benissimo la techno, il metal, l’indie, il rap il trap, ogni tanto però ascoltate pure altro, realizzereste che …. è tutta n’ata storia!