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Controluce


“Abbiamo dimostrato di non meritare la classifica che abbiamo. Avanti così per le prossime sette sfide verso l’Europa!”. Così recita il tweet postato dalla SSCN dopo la vittoria contro il Monza al quale il coro dei promoter aureliani ha dato puntuale, immancabile e vasta enfasi.

Domenica scorsa si sono visti sprazzi di una luce che fu, rischiarati da una bellezza oramai dimenticata. L’avversario però non era “lo squadrone che tremare il mondo fa” ma il Monza, onesta ed intraprendente squadra di classifica medio bassa.

Tanto è bastato per invocare meriti diversi rispetto a quelli dell’attuale posizione che il Napoli occupa. Recriminare per questa stagione maggiori meriti, suona più come uno strumento di distrazione di massa, appare perlomeno inopportuno, quasi sospetto.

Pur tuttavia il fuorviante twett è esattamente in linea con lo scombinato andazzo di questa stagione i cui demeriti sono il frutto di una gestione societaria e peggio ancora di un modello imprenditoriale, inadeguato, sempre più avviluppato in sé stesso, incapace di comprendere, intercettare, cogliere e governare il cambiamento. Allo stato attuale non sembrano esserci segnali di un’inversione di tendenza e il tweet strampalato post Monza, confutando ancora una volta l’evidenza (nello sport, che piaccia o meno, la classifica è determinata dal campo e da ciò che succede intorno ad esso), ne è in qualche modo una conferma.

Se così fosse e, sia ben chiaro, non è assolutamente questo l’auspicio, c’è il presagio non proprio aleatorio di stagioni a venire simili se non peggiori a quella attuale, contaminate dal subdolo e pericoloso virus dell’“aurea mediocrità”. I sintomi dell’infezione sono già evidenti da un pezzo, ma la folta, pigra, devota, distratta e forse anche imprevista compagnia mediatica pro aureliense preferisce glissare bellamente e far finta di niente, senza nemmeno azzardare una pur flebile tesi sui benefici di un ipotetico “vaccino” e dei suoi eventuali effetti.

Si tace sull’ ennesima boutade dello stadio con annesso centro sportivo in quel di Bagnoli, per il quale nessun incontro almeno finora vi è stato né col Ministro Fitto, né con l’Architetto Zavanella, entrambi precedentemente tirati in ballo. Solo un tiepido e sfuggevole trafiletto riservato al centro sportivo che invece il Palermo F C ha inaugurato recentemente, realizzandolo in appena un anno, il primo di proprietà del Club nei suoi 124 anni di storia.

Fra un pochino, giusto il 4 maggio prossimo pare, uscirà il film celebrativo del terzo scudetto, il tam tam propagandistico si va serrando. Sarà una buona dose di anestetico supplementare contro l’indignazione che a Napoli a quanto pare non è di serie. Eppure sarebbe doveroso, etico, obbligatorio proprio ricordare a chi il film lo ha prodotto, che quest’anno ha distrutto un sogno e dilapidato un patrimonio. Ma si sa bene che il tifoso, specie se risente delle influenze del luogo (capita molto meno a quelli “emigrati”), nei ricordi belli si crogiola, ci vive, si rifugia. E allora che le gran casse aureliane sostengano il più struggente degli amarcord, promuovano pure il film, di tutto il resto che è e che verrà cosa importa? A Bari invece lo sdegno e l’irritazione per i risultati tutt’altro che lusinghieri, animano il tifoso di vario ceto che civilmente ma fermamente protesta esprimendo aspramente il suo dissenso, non tanto nei confronti della squadra bensì verso la proprietà dissennata e trascurante.

Talvolta una fonte luminosa unica, specie se particolarmente fluorescente e mal disposta, acceca lo sguardo compromettendo la vista; succede perciò che per godere appieno di una visuale, fosse pure per effettuare una “ripresa” (non solo cinematografica), occorra necessariamente collocarsi “controluce”. Intelligenti pauca!

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