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Quel ramo del lago di Como che (non) volge a mezzogiorno

Il Bari Calcio è salvo. Passando per un play out al cardiopalmo, venerdì 23 maggio ha battuto nettamente la Ternana fuori casa.

In una partita giocata all’ultimo respiro quando di fiato per giunta ne rimaneva poco, è riuscito nell’impresa di non retrocedere e restare in serie B: chapeau! Di certo non era questa la stagione che i tifosi e la città di Bari si aspettavano dopo che una sorte beffarda e ostile li aveva privati lo scorso anno della promozione nella massima serie, dalla quale i Galletti mancano dal 2010 – 2011 stagione della loro ultima apparizione.

Ben altro destino è toccato invece al Como che la promozione dalla serie B alla A quest’anno se l’è conquistata direttamente, senza passare per i play off. L’ultima presenza dei Lariani in serie A risale al campionato 2002 – 2003. Da quel momento la Società ha vissuto anni bui con l’avvicendarsi di qualche fallimento e conseguente rifondazione.

Nel 2019 però la storia del Como si veste di vita nuova, il Club viene acquistato da una società londinese, la SENT Entertainment Ltd, dietro la quale c’è la società indonesiana Djarum di proprietà dei fratelli Hartono, il cui core business è la produzione di sigarette aromatizzate con chiodi di garofano.

Al momento dell’acquisto nel 2019 il Como calcio era in serie D, dopo poco tempo appena, torna tra i professionisti e nella stagione 2020-2021 ottiene la promozione in Serie B. La promozione in seria A di quest’anno, non sembra affatto essere dovuta al caso ma il risultato di una strategia vincente tramutatasi in un valido progetto a lunga gittata e a largo spettro.

I proprietari del Club Robert e Michael Hartono non sono avvezzi alla ribalta della cronaca, sobri e misurati, si vedono e si sentono poco, non frequentano aule parlamentari e non scendono nello spogliatoio. Non pensano di applicare al calcio lo stesso business model della loro attività “core” (ossia non credono che il calcio sia come le sigarette seppur aromatiche) e non fanno tutto loro, anzi. Hanno delegato la gestione a dirigenti capaci, stimati ed influenti tra i quali spicca, ma non è il solo, un giovane e brillante top manager di caratura e visione internazionale. Si chiama Mirwan Suwarso e rappresenta in tutto e per tutto la proprietà.

Non sono ricchi i fratelli Hartono, sono straricchissimi, vantando un patrimonio stratosferico con gli zeri che a contarli si perdono. Sono tra i proprietari di società sportive più ricchi del mondo, nessuno lo è più di loro in Italia. Ciò nonostante non hanno mai fatto spese folli per un calciatore. La squadra ha pochi giocatori già famosi (Cutrone, Verdi, Strefezza), vantando però un gruppo di calciatori funzionali al progetto, che sono il frutto di una campagna acquisti e di un mercato attento, competente, scrupoloso e mirato. Fu proprio Mirwan Suwarso, stando alle cronache, che decise di effettuare il colpo più clamoroso della proprietà indonesiana, l’acquisto di Cesc Fabregas giunto oramai peraltro a fine carriera. L’ex capitano dell’Arsenal, mito del Barça e della nazionale spagnola, è arrivato a Como nel 2022/23 per dare qualità al centrocampo di una società ambiziosa. Nell’estate del 2023 Fabregas annuncia il ritiro dal calcio giocato, quella sarà perciò l’unica stagione da calciatore ma non l’ultima in riva al lago. Il catalano resta infatti al Como come allenatore della Primavera promosso poi alla guida della prima squadra ad interim (perché sprovvisto di patentino per allenare una squadra professionistica) con Osian Roberts, entrambi artefici della storica promozione di quest’anno in serie A. Fabregas che evidentemente nel progetto ci crede, ha acquistato una quota di partecipazione nel Como. Appresso a lui anche il suo amico Thierry Henry ha comperato una piccola quota del Club. Henry è stato uno degli attaccanti più forti dell’ultimo trentennio, idolo della nazionale francese con militanze blasonate in squadre come Juventus, Arsenal e Barcellona. Quando nell’estate del 2022 ha preso l’1% della compagine lariana ebbe a dichiarare: “Era da tempo che aspettavo di essere coinvolto in un progetto come quello del Como. Un club ambizioso, ma soprattutto che vive i miei stessi valori: non solo una squadra di calcio, ma una realtà che aiuta la comunità locale. Quando ho parlato con questo team, ho capito che questa era l’opportunità perfetta per me”. Dennis Wise è un’altra figura di spicco del Club. Calciatore di rilievo della Premier League, è stato negli anni ’90 capitano e colonna portante del Chelsea di Vialli, Zola e Di Matteo. Dapprima consulente esterno per conto della SENT Entertainment, è divenuto nel 2021 l’amministratore unico del Club ed in seguito membro del board. Persone del calibro di Fabregas, Henry e Wise conferiscono al Como una marcata identità a livello internazionale, attraverso di loro la proprietà indonesiana lancia un messaggio chiaro, diretto e preciso: il calcio a Como non è speculazione, è una cosa seria! E’ una pregevole leva verso l’esterno per il salto di qualità del brand ed uno stimolo e una garanzia per chi volesse eventualmente investire.

Anche a Napoli c’è stata l’occasione di lanciare chiaro e forte un analogo e importante segnale di stimolo e di crescita, che però è miserevolmente sfumato. Vittima di un gruppo di bulli da spogliatoio, ostaggio di un management impreparato, di un ambiente denigrante e di una Società inadeguata, Mister Ancelotti (un nome, una garanzia), ossia uno degli allenatori più vincenti del panorama calcistico mondiale, è stato trattato come il più imberbe dei pivelli, insieme al figlio. Il Como rappresenta un’ esperienza armoniosa, di originale e azzeccata integrazione tra sport, business e territorio, è un’idea affascinante e intrigante di calcio che merita di essere raccontata, ancorati come siamo in Italia ad una visione troppo legata al risultato, ai moduli, agli schemi, al campo e alla tecnica. Il senso di questo esperimento legato al Como Calcio, lo ha spiegato molto bene proprio Mirwan Suwarso che in una serie di interviste, peraltro facilmente rintracciabili in rete, ha spiegato che “Per noi business non è tanto un termine inteso come fare soldi, ma come far intrecciare tutte le diverse aree affinché una società di calcio possa essere sostenibile. L’idea è quella di trasformare una società di calcio da un’azienda in perdita strutturale a un business remunerativo. Non può esistere sostenibilità nel calcio senza legare le vicende della squadra a quelle della città e del territorio. La squadra non deve più essere un’entità a parte, ma integrata nel contesto sociale. Una ricaduta positiva deve esserci non solo a livello di risultati sportivi, ma anche di indotto e di crescita di quello che ci sta intorno.” I fratelli Hartono hanno lasciato parlare i fatti fin da subito. Hanno investito a largo spettro omogeneamente non privilegiando solo il campo, ma anche quello strutturale ed organizzativo del Club. A Mozzate, un paesino vicino Como, non distante dalla Pinetina, hanno acquistato un centro sportivo ed hanno rifatto per intero Il manto erboso dello stadio Sinigaglia. Il Club ha assunto risorse umane che ha inserito in un processo di ristrutturazione articolato in quattro macro aree: Como Retail, che si occupa dei negozi; Como Property, dedicata allo stadio; Como Academy, relativa al settore giovanile; Como Entertainment, che si occupa di tutte le manifestazioni collaterali, le feste e gli appuntamenti. La Società sportiva ha aperto un Community Children, ossia un punto di ritrovo per bambini e ragazzi Under 15 dove si possono fare i compiti, imparare l’inglese e, in determinate occasioni, conoscere i giocatori della squadra. Tra le varie iniziative intraprese dal Club nel sociale, pare sia particolarmente apprezzata quella delle foto artistiche dei calciatori, in vendita in modalità fotografia oppure dipinto, il cui ricavato viene destinato ad un’associazione benefica che si occupa delle cure per le leucemie infantili (a Como se ne strafottono dei diritti di immagine!).

A Como Il calcio fa da sfondo a tutta questa ambientazione, ne è il collante, la spinta. La visione e la sua evoluzione che sta dietro il Como ci dice che il calcio, incastonato in uno scenario di bellezza, può fare da volano ad un sacco di cose attraenti ed utili. Lo chiarisce bene sempre Suwarso dichiarando che ”A Milano c’è chi va al Duomo, chi alla Scala, chi al Castello Sforzesco. A Como sono tutti qui, rivolti verso il lago. Li puoi intercettare tutti se vuoi, ed è un vantaggio per chi vuole creare un senso di appartenenza, quando mi chiedono quale sia il giocatore più importante della squadra, rispondo sempre: il Lago”.

Questa è l’idea di calcio che ci piace raccontare, quella che, oltre a Como, si sposerebbe alla perfezione anche in contesti (vedi Napoli e Bari) che in quanto a bellezza, storia, passione e talento emergente di scugnizzi impastati di cazzimma e fantasia, nulla hanno da invidiare. Il Bari e Napoli calcio sono come si sa società sportive distinte, accomunate da un’unica proprietà, che applica lo stesso modello (o non modello) imprenditoriale. E’ la stessa proprietà che ha sovente parlato (e ancora parla) a schiovere e perso più di qualche occasione per riscattarsi. E’ la medesima proprietà che a Napoli, a proposito di sociale e territorio, giusto per citare gli ultimi episodi in ordine di tempo: non ha rilevato il Centro Paradiso (che avrebbe potuto tranquillamente destinare alla cittadinanza per attività sociali), è del tutto estranea, non avendola saputa o voluta organizzare, alla gestione del murales di Via de Deo, divenuto per impulso popolare non certo per opera della SSC Napoli meta di “pellegrinaggio” incessante, nemmeno proverà a riscattare il ritrovato pallone d’oro assegnato a Maradona dopo i mondiali del 1986, parla da una vita di stadio, centro sportivo, di un museo (che i turisti a gran voce reclamano quando visitano Napoli), che non realizzerà mai (per non citare la scugnizzeria, oramai abbondantemente prescritta).

La sorte col Bari calcio è stata avversa non solo l’anno scorso per la sfumata promozione in serie A, ma anche precedentemente nel 2018. In quell’anno, con il Bari oramai fallito, i fratelli Hartono si fecero avanti per rilevare la Società. A loro fu però preferita dall’allora Sindaco del capoluogo pugliese, detentore del titolo sportivo e tutt’ora in carica, la Società FilmAuro (della famiglia De Laurentiis). I fratelli Robert e Michael Hartono avrebbero potuto acquisire il Bari anziché il Como, acquistato l’anno dopo. Più di qualche tifoso a Bari questo fatto se l’è ricordato eccome, ed ha avanzato sospetti sull’operato del Sindaco. Chiamato direttamente in causa, il primo cittadino di Bari, sulla sua pagina Facebook, con un post lungo, circostanziato ed appassionato, ha spiegato, in sintesi, che l’offerta dei fratelli indonesiani era formalmente irrituale, in quanto non rispettava i principi fissati dalla procedura pubblica prevista per l’assegnazione del titolo sportivo. Quell’offerta pertanto non poteva essere presa in considerazione; citando un estratto del lungo ed articolato post Facebook del Sindaco di Bari “L’offerta degli Hartono non è MAI arrivata in questa forma. Anzi, possiamo dire che dagli indonesiani non è mai arrivata una vera e propria offerta”. Una spiegazione questa che pur sgomberando il campo da qualsiasi polemica complottista, non cancella tra i tifosi baresi il rimpianto per quello che sarebbe potuto succedere con i fratelli Hartono anziché la FilmAuro al comando.

In estrema e semplicistica sintesi, è come se anziché andare a vedere cosa si celasse dietro l’angolo, la commissione deputata all’assegnazione del titolo sportivo del Bari calcio, si fosse fermata prima per paura dello spigolo, tenendosi a distanza tale dall’angolo appuntito, da non riuscire nemmeno a fare capoccella. Certo è che le responsabilità di un Amministratore locale sono cosparsi di tranelli sui quali scivolare è un attimo e che prendere lo spigolo è doloroso assai, si rischia di farsi male ed il dolore, di portarselo per parecchio tempo appresso.

Sempre il Sindaco del capoluogo pugliese è varie volte intervenuto, con passione e determinazione, a difesa dei tifosi e della città, in occasioni, anche recenti, in cui l’esponente paterno della FilmAuro, ha rilasciato dichiarazioni indisponenti, se non proprio imbarazzanti, sulle sorti del Bari Calcio. Chissà se, potendo tornare indietro il Sindaco, ………. facile (e inutile) ragionare col senno di poi!

La stagione del Como e del Bari calcio, seppur conclusesi in modo diverso, hanno una logica in comune. Senza denari non si cantano messe, dice un vecchio adagio ed è assolutamente vero. Ma occhio a non cedere all’ inganno, (a non prender lo spigolo), qui la ratio è un’altra: senza una visione, una strategia che diventa progetto sostenibile e coinvolgente, affidato a persone credibili e capaci anche di attrarre capitali, con deleghe operative precise, senza una comunicazione persuasiva non dissuasiva, non si va da nessuna parte. In assenza di tali inefficienze, seppur mancassero, i soldi è più facile trovarli Atalanta docet!!

Auguri vivissimi al Como per la sua nuova e prestigiosa avventura, un bravo sincero al Bari per la sua permanenza nella serie cadetta, ma soprattutto Forza Napoli Sempre!!!

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