Alcune questioni lavorative, mi hanno recentemente indotto a mettere nuovamente testa e mani nel diritto della concorrenza, settore di cui mi sono occupato per qualche tempo svariati anni fa, affrontando talune delicate pratiche antitrust relative nello specifico al mercato delle telecomunicazioni.
Fu un’esperienza formativa, faticosa e molto impegnativa ma al tempo stesso appassionante ed assai interessante. Per astrarmi da un improduttivo loop nel quale l’analisi del nuovo caso mi stava catapultando, cercai di distrarmi, nel tentativo di recuperare il necessario distacco, diversificare la visuale ed assumere un nuovo punto di vista sugli aspetti da valutare. Perciò mentre curiosavo sul web, fui attratto da una foto ritraente il mare, posta a complemento di un articolo pubblicato su questo sito ( https://www.passnews.it/2024/10/24/un-garagista-e-il-signor-g/ ). Quella immagine, chissà se per la magia delle suggestioni che il mare evoca, finì per imbrigliare la mia attenzione fino a farla naufragare al largo di singolari congetture. Il diritto della concorrenza in estrema e semplicistica sintesi, prevede le regole, valide in ambito sovranazionale, atte a garantire una sana ed ordinata competizione nei mercati di riferimento, al fine di tutelare i consumatori e disciplinare l’operato delle società, enti ed istituzioni che popolano quei mercati. Ho messo allora in una relazione corrispondente, il mare evocato da quella foto, con l’antitrust e le logiche che lo caratterizzano. Ho ipotizzato come da link primario di collegamento che alimenta e sostiene i mercati, il mare abbia acquisito nel tempo la sembianza allegorica di un mercato paradossale e surreale. L’offerta di una nuova categoria di risorse, spesso catalogate come avanzo di produzione dal perverso outlet antropico, occupa già da qualche decennio il mare “mercato” alla ricerca di un target dove potersi collocare. Al mare, che ne segna la sorte ed il futuro, queste risorse affidano la quotazione del proprio destino, in balìa di un listino fluttuante fatto di disperazione e spregio. Esseri umani i migranti, incastrati in scialuppe salpate al largo con l’orizzonte in tempesta, a cui la vita ha bevuto fiato, sangue e rispetto ma non ha tolto la speranza, metafora di “prodotti” nelle mani di moderni mercenari senza scrupoli o se va bene di ONG, con le metaforiche vesti di attuali e insoliti “market maker”. Porti d’attracco indisponibili o troppo lontani, suonano come “barriere all’ingresso” (sanzionate nella pratica antitrust), azionate da coloro che, occupando la parte fortunata del mondo, esercitano un “abuso di posizione dominante” (pratica anticoncorrenziale). Un adeguato “controllo delle concentrazioni”, altra parte essenziale della disciplina antitrust, mutuata al nuovo “mercato” mare, agevolerebbe una equa, bilanciata, proporzionale, conveniente ed appropriata distribuzione delle risorse migranti, equilibrando i flussi di domanda ed offerta. I versi di una canzone di Jovanotti che citavano il miraggio di terre lontane, di “Chi va e chi viene, Sogni e sirene, Baci e catene e a casa tutti bene,” intercettati per caso su una frequenza radio in streaming, interruppero il mio divagare, inducendomi a riprendere l’esame di ciò che avevo interrotto. Non è che volessi tediare il lettore con il mare e la concorrenza antitrust, non ci pensavo proprio, ma un’allegoria, specie se repentina ed inattesa sa bene come eludere la sorveglianza. Del resto cos’altro vuoi che sia un’allegoria, una metafora mi andavo chiedendo mentre mi accingevo a riprendere il lavoro, se non un concetto che il pensiero non considera?! Il pensiero ordinario no, ma la fantasia in quel concetto ci sguazza, elabora, mescola, impasta e sforna!