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A Carnevale… ogni foto vale

A Carnevale ogni… foto vale
Mostra Fotografica di Sabrina Apicella, Biagio Marco Ciccone, Mattia Fontanella e Carmine Ciccone

Venerdì – 7 Marzo 2025 – dalle 19:30, presso l’Archivio Storico di Palazzo Allocca a Saviano, il Comune di Saviano, la Pro Loco ‘Il Campanile’ di Saviano e la Fondazione Carnevale di Saviano presentano il finissage della mostra fotografica di Sabrina Apicella, Mattia Fontanella, Biagio Marco Ciccone e Carmine Ciccone, intitolata “A Carnevale ogni… foto vale”.

L’evento giunge alla terza edizione della rassegna “Carnevale Savianese ieri e oggi…”, curata da Carmine Ciccone e dalla Pro Loco Il Campanile di Saviano.

Luogo: Palazzo Allocca, corso Garibaldi, n.14, Saviano (Na)
https://maps.app.goo.gl/HC33s3cFCSPjWHS7A

L’artista Sabrina Apicella, nasce a Napoli nel 1999. Studia Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli laureandosi nel 2022. Durante il percorso formativo si appassiona alla fotografia. Oggi vive e lavora a Napoli come pittrice e fotografa. Istantanee di semplicità, gioia e spensieratezza. In quest’occasione di festa, i cittadini savianesi si distaccano dalle pressioni e dallo stress del lavoro e della vita quotidiana. Colori e coriandoli, momenti e gesti spontanei sono racchiusi in ogni scatto. Afferma: «Tutti sembrano per un momento andare d’accordo. Come ogni anno, le persone scendono per le strade di Saviano ad ammirare, curiosi ed incantati, la maestosità delle figure dei nuovi Carri».

Mattia Fontanella Artista: nasce a Napoli nel 1998. A Napoli si forma e studia presso l’Accademia di belle arti, concludendo il ciclo di formazione nel 2023. Il suo lavoro verte nella direzione una ricerca estetico-poetica che analizza i codici, le simbologie e le iconografie del passato con un riferimento molto evidente a quei paradigmi aderenti alla cultura preistorica. Pittura, scultura, installazione, video, poesia, fotografia sono linguaggi che subiscono processi sia analogici che digitali, utili alla generazione di grammatiche visive. Mattia Fontanella presenta un progetto fotografico permeato da una matrice antropologica.
Spiega: «Il Carnevale, così come un rituale ancestrale, crea senso comunitario ed emancipa il concetto di una spiritualità laica e condivisa. I suoi sono scatti prevalentemente rubati ad un soggetto ignaro della macchina che lo immortala. Il soggetto è universale e genera un forte senso di sacra nostalgia: mio nonno, mia nipote, mio padre, mio figlio, mia madre…Il Carnevale savianese è sana follia, calda nostalgia, atavico sentire di umana condivisione».

Biagio Marco Ciccone, studente di 24 anni del corso di laurea magistrale in Fotografia della Comunicazione all’Accademia di Belle Arti, presenta la sua ultima serie fotografica dedicata al Carnevale di Saviano. Attraverso il suo obiettivo, esplora e documenta le tradizioni, i colori e le emozioni che caratterizzano questa festa popolare, raccontando storie di maschere, balli e rituali. Con una visione unica e personale, l’autore cattura l’essenza di una manifestazione che fonde il folklore con la modernità, dando vita a immagini che parlano di comunità, identità e cultura. La sua ricerca visiva si inserisce nel solco di un’indagine più ampia sul rapporto tra fotografia e comunicazione, offrendo al pubblico uno sguardo nuovo e profondo su un evento che ha radici secolari.

Carmine Ciccone, nasce a Ottaviano (NA) e vive a Saviano. Ha frequentato prima il Liceo Artistico poi l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove si è diplomato in Scenografia. Sviluppa percorsi creativi, immaginari e virtuali, utilizzando la fotografia e le tecnologie computerizzate. Con le sue opere è capace di generare forti emozioni che trasportano dall’immaginario al reale e viceversa. La computer art è la sua vera vocazione, insieme alla fotografia. Attualmente lavora nel campo della scenografia e dell’arredamento.
«Nelle mie foto del Carnevale Savianese, ci sono sempre immagini di persone che in un momento dell’anno possono essere ”altre”, derubricando il loro ruolo consueto, deregolando dal normale modo di essere. Ci sono maschere in queste fotografie, perfino maschere di invenzione recente (perché il mondo forse ha bisogno di sempre nuove maschere), ma sono più intense le persone non travestite, per le loro pose, per le loro espressioni, talvolta incredibili» – introduce Carmine.
«Ancora oggi, troppo di frequente le persone sono costrette ad indossare maschere nella vita di ogni giorno. E l’essenza stessa del Carnevale, che spariglia regole e abitudini, fa delle persone e delle maschere (o persone mascherate) la condizione di normalità che in altri giorni è vietata o abbandonata. In quella libertà sta il fascino del Carnevale, perché ammette quella follìa che in altri momenti non è accettata. Ogni cosa è permessa, il gioco degli scambi stesso ad essere alternativo alla normalità. Forse il solo momento in cui maschera e persona ridiventano la stessa cosa» – conclude.

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