I nostri bimbi stanno vivendo un tempo ingiusto.
La pandemia li ha privati di tanto, tutte cose per loro fondamentali: le uscite, le relazioni, i giochi a contatto, la spensieratezza, i viaggi. Finita l’emergenza sanitaria, o meglio allentatesi le restrizioni, sono subentrate le preoccupazioni per la guerra. Nelle case, nelle ultime settimane, non si parla di altro. I televisori sono tutti sintonizzati sui programmi di informazione, i toni sono tristi; i rincari spingono le famiglie a tagliare sul superfluo, superfluo che spesso rappresentava i capricci dei più piccini.
Certo è storia. Ed è educazione. E’ il tempo che stiamo vivendo.
Se da un lato è giusto che i nostri figli prendano consapevolezza di cosa accade realmente nel mondo, d’altra parte noi abbiamo una responsabilità immane nei confronti dei bambini: stiamo educando e crescendo gli uomini del prossimo futuro.
I nostri bimbi di oggi, quelli che hanno trascorso gli ultimi due anni senza poter festeggiare il compleanno con gli amichetti, quelli che hanno rinunciato alle feste di piazza, quelli che hanno imparato a scrivere attraverso un monitor, quelli ai quali è stato vietato di leccarsi le dita dopo aver mangiato le patatine e quelli che adesso vedono i genitori sempre tristi, che parlano di conti e che cambiano canale quando li sentono arrivare, saranno i futuri medici di domani, saranno cardiologi, psicologi, internisti; saranno i futuri insegnanti di domani, gli imprenditori, i produttori agricoli, alcuni di essi saranno anche poliziotti, generali; si prenderanno cura degli anziani, della terra e dovranno pensare al futuro dei loro figli.
Siamo proprio sicuri che stiamo dando loro le “basi giuste”?
La consapevolezza della realtà non dovrebbe preludere il diritto alla fantasia, all’immaginazione, nonostante i tempi che corrono.
Un concreto aiuto per i bimbi di oggi a diventare ottimi uomini di domani ce lo offre lo spettacolare mondo della cultura. La musica, l’arte e la letteratura sono un valido sostegno per noi genitori e possono aiutarci a crescere insieme ai nostri figli.
Un posto d’eccellenza, a mio parere, merita la filosofia.
Campo di studio ritenuto, in genere, di interesse di pochi eletti, la filosofia dovrebbe essere diffusa e promossa in maniera capillare. Più che una branca di studio, è una disciplina, un allenamento al pensiero, un modo di guardare la vita e di ragionare che attraverso il metodo delle domande cerca di scardinare quelle che apparentemente si vivono come certezze ed arrivare ad una nuova visione del mondo e dei concetti.
Perché dovremmo insegnare ai nostri bambini la filosofia?
La genialità dei più piccoli passa attraverso la curiosità. Nei piccolissimi la curiosità è legata soprattutto ai sensi, al contatto, alla scoperta della duttilità. Ma basta poco, anche in tenerissima età, perché queste attitudini siano accompagnate e coadiuvate dal pensiero e dal ragionamento. Non a caso uno dei giochi preferiti dai bambini, non appena conquistano il linguaggio,è il gioco del perché. Ci tempestano di domande e non sembrano mai soddisfatti. A chi di noi non è mai successo di entrare in crisi dinanzi ad un bambino curioso?
Bisogna profittare di questa naturale tendenza e portare i bimbi alla scoperta del mondo senza eccessivi pregiudizi e condizionamenti. In questo la filosofia è una maestra strepitosa. Ovviamente non si può pretendere di spiegare Kant o Nietzsche in modo accademico ad un bambino, ma ci si può divertire tutti insieme raccontando loro delle storie che traggono spunto dai concetti di questi grandi pensatori per iniziare i bambini all’arte del ragionamento e del senso critico.
Per tutti questi motivi, e per altri legati alla passione e al gusto personale, vi condurremo in un viaggio attraverso la filosofia con le parole dei più piccoli affinché possiamo un po’ tutti divertirci e riscoprire la curiosità.