Allora è vero. Anche nel calcio esisitono ancora le favole e questa di cui vi parliamo ha un nome. Si chiama Villareal!
L’esempio trae spunto proprio dalla recente qualificazione alle semifinali del torneo più prestigioso al mondo, del sottomarino giallo, come vengono dipinti gli spagnoli, nei confronti della corazzata tedesca Bayern di Monaco, pluripremiata potenza calcistica e accreditata dai più, come tra le papabili per la vittoria della coppa dalle grandi orecchie.
Una città, Villareal, con appena 50.000 abitanti ha sfidato Monaco di Baviera, capitale economica europea, ancorché sede di alcune tra le più importanti industrie automobilistiche mondiale, fa scorrere la mente alla biblica vicenda che contrapponeva il giovane suonatore di cetra, Davide, al possente guerriero Golia.
Questa che in effetti appare una favola e che ci fa sognare, non è però un racconto di fantasia, ma una storia, una bella storia vera, che racconta dell’impegno, dello spirito pugnace, del cuore oltre l’ostacolo, che vince qualsiasi barriera, che va al di là di qualsiasi super lega, che fa sorridere gli occhi e aprire il cuore a tutti gli sportivi del mondo, perché conferma che lo sport è di tutti e vince contro tutti.
Una speranza rappresenta quindi Villareal contro i (pre)potenti del calcio e dimostra quanto la passione possa (a volte) vincere sul business.
Organizzazione, gioco di squadra, un pizzico di spregiudicatezza, questi gli ingredienti, che vedono un capitano in campo, Mario Gaspar che con il veterano Raul Albiol, costituiscono l’assetto difensivo su cui cui fonda il gioco degli spagnoli, oltre che maestri di vita ed esempio per le giovani leve.
Unai Emery Etxegoien maestro di calcio, ancorché re della Europa League, che ha vinto quattro volte di cui tre con il Siviglia, una con il Villareal e sfiorandone una quinta nel 2018, quando alla guida dell’Arsenal viene sconfitto in finale 3-1 dai cugini del Chelsea, stabilendo un record per la competizione. Ed ancora, un campionato francese, due coppe di francia due coppe di lega francese, due supercoppe francesi, nel periodo che lo vede allenare il Paris saint Germain. Questi uomini (e lo sanno) rappresentano nel collettivo immaginario un esempio calcistico e non solo. Rappresentano il riscatto, anni di lavoro, fatto di sconfitte (tante) e di vittorie (poche) ma che danno tanta speranza. La speranza di chi ogni giorno si sveglia al mattino per compiere il proprio lavoro e che al rientro potrà dimenticare tutto, almeno per 95 minuti e addormentarsi sereno e con un sogno nel cuore.
Cosa insegna questa storia? Poco forse, nulla, oppure tanto, in fondo parliamo solo di sport, dipende dai punti di vista, di sicuro però racconta di valori, non solo sportivi, ma soprattutto umani.
Allora tutti i piedi alla prossima sfida a gridare, forza sottomarino, facci sognare ancora!