Da pochi giorni si è conclusa la 66ª edizione dell’ Eurovision Song Contest svoltasi, quest’anno, presso il PalaOlimpico di Torino.
Un’edizione tutta particolare, che ha conferito, per la terza volta nella storia di questa kermesse musicale, prestigio e vigore al nostro paese, mettendone in risalto le bellezze culturali e, soprattutto, artistiche.
Voci da urlo e scenografie da sogno, che hanno contribuito a dare risalto a tre serate di grande spettacolo.
Uno show che ha donato, almeno per qualche ora, un po’ di sana allegria e spensieratezza.
In un periodo, come quello che stiamo attraversando, in balia tra l’incognita di un virus che sembra inattaccabile e la paura di una guerra destinata a non finire.
Ma proprio dalla musica si è innalzato forte un grido di speranza, che va oltre l’odio, le armi, la violenza e le incomprensioni.
E per questo emblematica è stata la vittoria della Kalush Orchestra (Ucraina} con il brano Stefania.
Un inno dapprima indirizzato ad una madre, ma che in questo periodo ha voluto simboleggiare l’amore per la madrepatria e l’unione incondizionata tra i popoli.