Ho sentito dire da qualche parte che la verità è come il sole: fa bene finchè non brucia. Ecco perchè probabilmente deve essere offerta a piccole dosi: non si vuole ridurre il prossimo in polvere, vittima della più accecante delle armi, tanto più che il “populus” non ne ha mai avuto tanta sete.
Un famoso antropologo francese del secolo scorso, Gustave Le Bon, (nulla a che vedere con il “duraniano” Simon) ci spiegava che le masse eleggono i propri condottieri tra chi può offrire loro facili illusioni e riducono a vittime coloro che gliele distruggono.
Chi ambisce a guidare un gruppo di consimili, anche con un grado intellettivo appena un tantino superiore ad un gregge di pecore, si deve servire dello strumento nato per far ciò: la propaganda, cioè l’arte di convincere gli altri di ciò che non è vero.
Ha radici antichissime, è nata con i primi mezzi di comunicazione come editti imperiali e finanche spettacoli equestri ma se n’è avuta concezione nel contesto religioso che vedeva la chiesa cattolica del sedicesimo secolo organizzare una “congregatio de propaganda fide” per promuovere la vera fede in contrapposizione a quella falsa dei protestanti.
Da allora la storia ci tramanda tutta una serie di tentativi, alcuni dei quali rasentano il “sublime”, tutti volti a raggirare, irretire, costruire la “vera verità” che sta alla verità, quella semplice come i ” si forse” e i “no ma” stanno ai “si” e “no” senza aggiungere altro; proprio come il diabolico sta al giusto, all’autentico.
Hitler aveva un ministro addetto alla propaganda, una delle più fertili menti del terzo Reich come Joseph Goebbels, un grande precursore che ha tracciato la strada a quelli che, ad esempio, durante la guerra fredda Usa e Urss hanno costruito interi apparati (simboli, manifestazioni, arte e midia) per rendere più calda e accogliente “la fabbrica del consenso” per le loro rispettive ideologie.
Alcuni di noi, grazie all’interattività e alla pseudo trasparenza dei mondi social, hanno creduto che lo spazio nel mondo futuro fosse diventato troppo stretto per far posto a madre propaganda: ma solo quelli meno svegli.
In realtà, l’arte di far cambiare le opinioni non è mai stata tanto sofisticata come in questo periodo nel quale ci sentiamo liberi e garantiti: un periodo nel quale ci bagnamo nella rigenerante vasca della democrazia mentre leggiamo le notizie, vediamo la televisione e ci curiamo la tintarella.
Non troppo vicino al sole però: rischierebbe di incenerirci.