Siamo tutti spettatori di cose che non ci riguardano
Siamo diventati tutti spettatori di cose che non ci riguardano.
Cvitanove Marche, 29 luglio.
E’ la frase che più mi ha colpito in merito ai tanti articoli letti circa il pestaggio di Civitanove Marche del 29 luglio scorso. E da allora non faccio che pensarci. Un venditore ambulante, giovane nigeriano, viene aggredito ed ucciso da un suo quasi coetaneo di Salerno, ed era colpevole, semplicemente, di aver chiesto l’elemosina alla sua fidanzata. L’aggressione gli ha provocato numerose lesioni interne e lo ha portato alla morte. Il tutto sotto lo sguardo incredulo e terrorizzato dei passanti.
Crotone, 11 Agosto.
Pochi giorni dopo un giovanissimo ragazzo di Bologna viene aggredito brutalmente a Crotone, mentre era in vacanza dai nonni. La sua colpa? Indossare una camicia bianca. Uno scambio di persona lo conduce al tragico pestaggio. Al suo posto doveva esserci un 31enne del posto che aveva fissato un appuntamento con una ragazza minorenne, amica dell’aggressore. Il tutto, ancora una volta, sotto gli occhi delle persone e, forse, dei genitori della ragazza e del reale bersaglio che è riuscito a depistare il tutto. Davide è ancora in condizioni disperate.
Mentre l’Italia parla ancora di Alika succede anche a Davide.
Lo sguardo incredulo e terrorizzato dei passanti e delle persone ivi presenti non cambia la sorte dei due ragazzi. E noi tutti ci chiediamo: ma davvero non si poteva fare nulla. Davvero non si poteva urlare, gridare, “smobilizzare” in qualche modo quei due aggressori e cambiare l’epilogo di queste due storie surreali? Davvero potevamo restare soltanto a guardare?
Ha ragione la giornalista quando scrive “siamo diventati tutti spettatori”: ci mettiamo li e restiamo a guardare, mentre la paura (emozione fortissima e degna di rispetto) diventa l’alibi per la nostra noncuranza; e poi continua “di cose che non ci riguardano”. Ma siamo davvero sicuri che un’aggressione palesemente immotivata di un’altra persona non ci riguardi? Potevano esserci nostro fratello sotto quelle botte, nostro figlio, un nostro amico. E comunque, era un essere umano come noi. Nessuno può dire se potevano essere evitate le due tragedie, ma nessuno può nemmeno dire il contrario, mentre il dubbio permane e ci attanaglia.
Ma la stessa frase mi fa pensare anche ad un’altra “mania” che ci ha preso negli ultimi decenni e che ci prende sempre più. Diventiamo sempre più “spettatori”, osservatori curiosi e assetati di “cose che non ci riguardano”: degli affari degli altri spudoratamente esposti su internet, sui social, su facebook. Tutti lì a postare foto: le vacanze, gli eventi, le torte di compleanno, le unghie, i tatuaggi e chi più ne ha più ne metta. E tutti gli altri a guardare, a cliccare, a mettere faccine e qualche volta a commentare.
Sai ti conosco, al liceo andavamo a scuola insieme, vedo che hai avuto un bimbo ma non mi interessa minimamente chiamarti per farti gli auguri. Oppure , leggo ed intuisco da tuo stato di whatsapp che è venuta a mancare la tua cara mamma, ma non mi va in questo momento di starti vicino, poi si vedrà, magari ti manderò un vocale. O ancora, vedo le foto di tua moglie in vacanza con un altro, ti sei separato quindi? Dalle storie sui social era già nell’aria….
Questo e molto altro ancora, ecco cosa siamo diventati … Un branco di curiosoni incuriositi dalle faccende altrui e, allo stesso tempo, noncuranti degli altri. Sempre pronti a goderci lo spettacolo, poco importa se siamo stati invitati o meno e poco importa se a quello spettacolo potevamo “partecipare” in modo diverso. Tanto passerà il tempo e potremo sempre replicare erano “fatti che non mi riguardano”.