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Tifosotto impenitente.

Non mi è piaciuto l’epilogo dello scorso campionato, ho pescato il mio, personale capro espiatorio nelle scelte del generale Spalletti, reo, secondo me, di non aver risolto le ataviche storture mentali di un gruppo che da grande voleva essere felice ma intanto non cresceva mai.

Così come contro il Verona nella stagione 2020-21 che alla fine costò la partecipazione Champions, ritenevo i “decisive games” del Napoli nella scorsa stagione dei capolavori di tafazzismo.

Con Inter, Milan, Fiorentina, Roma, si sono avuti match che gli azzurri hanno giocato in casa nel girone di ritorno finiti con zero vittorie; alcune scelte del mister di Certaldo, sempre per parere personale, non hanno certo favorito il loro buon esito finale.

Sarebbe valsa la pena, mi dicevo, affiancare Mertens ad Osimhen un poco più spesso ed esibire più sfrontatezza in alcuni casi; ma tant’è che così volle Lucianone.

Ho rosicato come un castoro gigante del Pleistocene quando le news canadesi davano per fatto il contrattone del Magnifico che lo avrebbe portato via dalla dorata dimora posillipina e dall’afflato tutto luci e ombre con i supporter, prendendomela con mister Filmauro che con occhio languido al bilancio ha preteso di non innaffiare ulteriormente le radici del budget stipendi potando la pianta del monte ingaggi come nemmeno Carlo Pagani nel suo giardino avrebbe fatto.

Infine, nell’attimo che ha visto Koulibaly accettare la corte del blasone Chelsea la mia scarsa verve di tifoso paziente si è completamente frantumata sullo scoglio del pessimismo del “tifosotto” da tre soldi che calpesta la fede e profetizza immani catastrofi.

Oggi, quella stessa squadra che mi invogliava il malumore, veleggia sulle nuvole di prestazioni che ispirano fantastici titoloni a caratteri cubitali su tutti i giornali sportivi del mondo.

Mister Filmauro (ADL) è diventato il produttore di un premio Oscar calcistico, forse l’acme della sua carriera presidenziale all’ombra del Vesuvio. Kim, Raspadori, Oliveira, Simeone e Kvaratskhelia i suoi nuovi protagonisti. Il coach Spalletti è il fabbro-ricamatore di un opera che richiama paragoni ingombranti (Michels, Sacchi, Guardiola) e che ha trasformato il Napoli nella squadra di tutti (vedere i complimenti degli youtuber-tifosi di altri club fatti agli azzurri);

Ha una difesa affidabilissima, al momento la terza migliore del campionato, e ha sostituito il campione europeo di Frattamaggiore con un tizio di 21 anni con sangue caucasico e dal nome impronunciabile che autorizza sogni “osceni” che rimandano agli anni ottanta dell’era Diego. Io, “tifosotto impenitente”,con le orecchie che mi fischiano per i peana di quelli che sapevano tutto in anticipo e che vanno alla ricerca degli scalpi dei “senza fede”, mi butto alle spalle i malumori regressi, metto il vestito della domenica e monto sul carro dei vincitori; ballo e canto per la mia squadra del cuore come un innamorato sedicenne che non sa resistere agli occhi dolci della dea Vittoria.

Mi godo il passaggio Champions, la testa della serie A e intanto penso che avere torto e gioire è mille volte meglio che aver ragione e penare.

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