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Angelus Domenica 12 Febbraio

Oggi si racconta una pagina difficile delle sacre scritture.

Nel Vangelo della liturgia odierna Gesù dice: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento».

Dare compimento è la parola chiave di questa domenica e per capirla Gesù comincia a spiegare cosa non è compimento. La Scrittura dice di “non uccidere”, ma questo per Gesù non basta se poi si feriscono i fratelli con le parole; la Scrittura dice di “non commettere adulterio”, ma ciò non basta se poi si vive un amore sporcato da doppiezze e falsità; la Scrittura dice di “non giurare il falso”, ma non basta fare un solenne giuramento se poi si agisce con ipocrisia. Così non c’è compimento.

Gesù vuole farci capire, spiega Papa Francesco, che per dare compimento alle norme religiose bisogna andare oltre la lettera e viverne il senso.

Prendiamo, ad esempio, il caso di riflessioni molto comuni che noi tutti spesso facciamo: a volte si sente dire: <<   “Padre, io non ho ucciso, non ho rubato, non ho fatto male a nessuno…”>> Sentirsi a posto solo perché non si commettono gesti scorretti o offensivi non basta. In questo modo si vive la fede al minimo, Gesù invece ci spinge al massimo.

L’amore vero non è mai fino ad un certo punto, l’amore vero va sempre oltre. Il Signore ce lo ha dimostrato dando la vita sulla croce e perdonando i suoi uccisori. E poi ci ha affidati il comandamento a cui tiene più di tutti:  che ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amati.

A questo punto il Santo Padre conclude con piccole sfide per noi: come viviamo noi la fede? Ci accontentiamo soltanto di non fare del male o cerchiamo di crescere nell’amore a Dio e agli altri? Ci chiediamo se amiamo il prossimo come Dio ama noi? O invece siamo inflessibili nel giudicare gli altri e ci scordiamo di essere misericordiosi?  

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