Il Vangelo di questa domenica riprendendo i difficilissimi versi del “Discorso della montagna” ci induce alla riflessione con parole sia esigenti che paradossali.
Gesù ci invita a porgere l’altra guancia e ad amare perfino i nemici. È normale per noi amare quelli che ci amano ed essere amici di chi ci è amico; eppure, Gesù ci provoca dicendo: se agite in questo modo, «che cosa fate di straordinario?»
Nel termine straordinario vi è la chiave di lettura del Vangelo di questa domenica.
“Straordinario” è ciò che va oltre i limiti del consueto, che supera le prassi abituali e i calcoli normali dettati dalla prudenza, spiega il Santo Padre. In genere preferiamo avere tutto sotto controllo e non esporci troppo per evitare di restare delusi. Preferiamo amare solo chi ci ama, fare del bene a chi è buono con noi e ricambiare con la stessa moneta chi ci usa delle scortesie.
L’amore di Dio, invece, va oltre questa logica: è straordinario, altrimenti noi non avremmo speranza di salvezza.
Mentre noi ci impegniamo nel “pareggiare i conti”, Cristo ci invita ad aprirci ad un amore che va al di là della logica dell’utilità, ci invita a vivere lo sbilanciamento dell’amore.
Gesù è morto in croce per noi peccatori, spiega Papa Francesco. Noi non meritavamo il suo amore, eppure egli ci ha amati fino a dare la sua stessa vita. Adesso chiede anche a noi di vivere in questo modo e di impegnarci in un amore in eccesso, oltre i limiti, oltre i calcoli.
Uscire dalla logica del tornaconto, non rispondere al male con il male, osare nel bene, rischiare nel dono, sono queste le cose che ci chiede Gesù.
Perché?
Perché questo amore trasforma i conflitti, accorcia le distanze, supera le inimicizie, guarisce le ferite.
Adesso, ascoltata la parola, la sfida diventa personale.
E noi seguiamo la logica del tornaconto o quella della gratuità?