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M&M Minà & Maradona

Ci sono storie che alla memoria non consegnano solo un resoconto, c’è una memoria che non è solo fatta di statistica, di numeri, date, nozioni, di quante volte, dove e quando.

Ci sono storie più storie di altre, non più nobili o meritevoli ma semplicemente diverse, che colpiscono di più; sono le storie di coloro che convertono il tempo del loro passaggio su questo mondo in una dimensione senza confini, indeterminata.

Gianni Minà recentemente scomparso, è indubbiamente uno di quelli che ha contribuito a fare la storia del giornalismo del nostro Paese.

Ha accompagnato chi scrive e certamente molti altri della stessa generazione durante la loro meglio gioventù lasciando il tratto di una persona autentica, intelligente non banale. Non è facile parlare senza retorica dei grandi che ci lasciano, senza ripetere cose già dette, non è quello che qui si farà.

Qui si vuole solo cercare una corrispondenza (piace immaginare che davvero esista) tra due grandi che si conoscevano molto bene e si stimavano pure. Gianni e Diego, Diego e Gianni entrambi napoletani dentro, napoletani per scelta, napoletani altrove, cittadini onorevoli ed onorari della nostra città. Tutti e due avevano la capacità di liberare ed unire.

Minà riusciva come nessuno a liberare la persona che intervistava dal personaggio, dalla sovrastruttura che lo circondava. Era come se gli riconoscesse il ruolo spogliandolo della carica, della mansione, unico nel saper afferrare il lato umano del suo interlocutore, rendendolo più percettibile, più vicino allo spettatore, alla gente.
Diego è Diego ed è stato detto già tutto. Ha liberato un “popolo” realizzando ciò che si pensava impossibile, con lui tutto ha avuto inizio, ha unito Napoli ed Argentina. In campo liberava sé stesso dai demoni che lo opprimevano regalando gioia. Per il suo privato ha anche diviso certo, ma restava pur sempre un esempio magari al contrario.
Diego e Gianni, Minà e Maradona, “Stelle che ora tacciono, ma daranno un senso a quel cielo, gli uomini non brillano se non sono stelle anche loro” direbbe un certo Renato.
Per chiudere si lasciano qui due righe dedicate a Diego da chi scrive, non hanno alcuna pretesa, grazie all’editore se le pubblicherà ed ovviamente grazie a chi le leggerà possibilmente “annanz’ na tazzulella e cafè”:

Ohi vita ohi vita mia”,
chiù che na canzone era na litania
quanno a ogni tuocco e palla regalavi una magia.
Ce simmo piaciuti subbito, già primma de o sapè
Nunn’è che nce vò a zingara pe ‘nduvinà Cuncè !
Ci hai dato lustro e onore,
hai riscattato Napoli oltre ogni folclore.
Hanno provato a ucciderti primma e te fa murì,
ma il falso moralismo nun putrà mai capì.
Te ne si juto comme sì arrivato
O munno t’ha acclamato
e stanne certo, a Napule,
nun sarrai mai scurdato,
sarà sule pe te “O surdato ‘nnammurato
”.

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