I gruppi whatsapp
Cara Redazione,
mi sono trovata, qualche giorno fa, dinanzi ad una comunicazione ufficiale della scuola la quale annunciava che l’indomani ci sarebbero state le lezioni solo per due ore.
Ne segue il delirio sui gruppi whatsapp delle mamme. E questo ci sembra, oramai scontato. Ma, mentre nella classe di un figlio le lezioni si sono tenute, anche se per pochi bambini (incluso il mio); in quella dell’altro sono stati tutti assenti, il mio compreso.
Perché? Perché sul gruppo si era deciso di non mandare i bimbi a scuole per sole due ore.
Posto che anche io riconoscevo il disagio di tale giornata, ho fatto presente, stesso mezzo, che ne valesse comunque la pena, che erano gli ultimi giorni e che in tali circostanze i bambini si divertono, spesso fanno cose diverse, spesso sono occasioni per conoscersi e confrontarsi.
Ma non c’è stato verso. Nessuno mi ha avallato, né appoggiato. Anzi mi è stato risposto che ognuno poteva fare come voleva.
In quel momento però, io mi sono vista sottratta la mia libertà dal meccanismo “gruppo”, io che volevo fare diversamente, non ho potuto farlo.
Con questi gruppi dove stiamo andando?
Rebecca, Sassari
Cara Rebecca,
rispondo subito alla sua provocazione: in un brutto posto. In un posto in cui predomina la “massificazione” delle idee e si contrae la libertà.
Un tornare indietro quindi? Verso una nuova forma di egemonia del pensiero? Esattamente.
Freud e Le Bon
Cominciano con Freud le prime teorie allarmanti sui fenomeni di massificazione.
Il grande psicoanalista (anche se a me piace pensarlo più come filosofo) riprende un concetto dell’ancora precedente sociologo Gustav Le Bon per tracciare il minimo comune denominatore del fenomeno “massa”:
<< Ciò che più ci colpisce di una massa psicologica è che gli individui che la compongono, indipendentemente dal tipo di vita, dalle occupazioni, dal temperamento o dall’intelligenza, acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in massa. Tale anima li fa sentire, pensare ed agire in modo del tutto diverso da come ciascuno di loro-isolatamente- sentirebbe, penserebbe ed agirebbe>>.
Vede, cara Rebecca, credo che questa citazione risalente a fine 800 possa, da sola, spiegarle cosa sia successo e come si sia sentita.
Ovviamente all’epoca non vi erano i gruppi whatsapp ma vi erano altre forme di massificazione che quanto meno prevedevano l’interazione fisica.
Oggi i dispositivi elettronici ci privano anche del “potere e del timore” dello sguardo. Lo schermo non è solo un veicolo, ma diventa una barriera dietro la quale nascondersi e grazie alla quale evitare l’imbarazzo (ed ahimè anche la gioia) dell’incontro con l’altro.
Il Groupthink
Si parla di gruoupthink, pensiero di gruppo.
Le persone si conformano, pensano unanimemente alla maggioranza, perché desiderose di approvazione.
Ciò che si cerca e, pertanto, si persegue è il bisogno di non-devianza, il senso di appartenenza anche a costo del sacrificio del proprio pensiero, delle proprie idee e posizioni.
Il vero guaio è che si tratta di relazioni fittizie. In realtà, il conformismo mediatico ci lascia sempre più soli. Interrotta la conversazione ci si ritrova ad essere delusi, sfiduciati ed amareggiati, ancorati ad una posizione, idea o situazione che, nella maggior parte dei casi, non era la nostra.