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La scelta di Aurelio

Con tutta la buona volontà e a dispetto della megalomania presidenziale nel non voler ammettere che gli esseri umani, anche quelli ultradotati, possono sbagliare, che si ringrazi il signor Garcia e si volti pagina. Una sensazione scoraggiante al limite del pernicioso suggeriva a tutti che se pure il Napoli l’avesse incartata la partita con l’Empoli si sarebbe giunti comunque a questo divorzio.

Il rimandarlo però poteva avere un effetto letale sulla stagione azzurra che ha ancora all’orizzonte eventi che possono arricchire la bacheca, far rientrare in gara per il titolo e prenotare sogni europei più o meno licenziosi. ADL dovrà innanzitutto scegliere da chi farsi consigliare anzi, visto che il saggio segue raramente gli ottimi consigli degli altri, si fidi ancora una volta del suo di intuito ma senza commettere l’errore fatto dopo lo scudetto quando affermava “questa squadra la può allenare chiunque”. Il chiunque è parente del forse, del vorrei ma non posso e dei tentativi alla cieca, tutti concetti che possono tracimare nel niente o peggio nell’anarchia.

Una squadra di calcio è alchimia, chimica, è impresa ardua trasformarla in giocattolo, facilissimo sconnotarla anche per una persona perbene come il coach franco-spagnolo.

L’esercizio di equilibri che chiede un gruppo di lavoro è altissimo ancora di più se è formato da persone che hanno un età media di 25/26 anni, dei ragazzi. La base di partenza per un buon tecnico di calcio è la competenza ma la capacità di evolversi resta un presupposto fondamentale pari alla buona gestione degli uomini a disposizione: Garcia, la scelta del Presidente, ha mancato in due di questi aspetti e quello che abbiamo visto dal mese di giugno in poi sta lì a dimostrarlo.

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