Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Il 25 novembre è appena passato. Foto di scarpe rosse e frasi d’autore appaiono sui sociali, sui profili, ovunque. Ma di cosa voglia ricordarci il 25 novembre? Vogliamo ricordarci che in tutto il mondo si assiste tutt’ora ad un fenomeno inconcepibile e inaccettabile che trae origine da un antico retaggio che vede l’uomo erigersi ad essere superiore e predominante nei confronti delle donne e su questa base a sentirsi in diritto di perpetrarle violenze e soprusi di vario genere che vanno dalle molestie verbali fino agli omicidi.
E’ una casistica complessa e vasta.
Nel corso del 2021 sono state ammazzate in Italia 109 donne, praticamente una ogni 72 ore. La maggior parte di esse dal coniuge o compagno o da un uomo che non accettava la fine della relazione, proprio l’uomo che avrebbe dovuto amarle quindi.
Ma non parliamo solo di femminicidi, parliamo anche di aggressioni, molestie, stupri, reati di revenge porn e di deformazione dell’aspetto della persona, questi ultimi, tra l’altro, in forte diffusione.
Un fenomeno da arginare e sradicare. Ma un fenomeno anche antico, purtroppo, quanto la notte dei tempi e che vede tra le mura domestiche il suo teatro predominante.
La maggior parte dei reati contro le donne si attuano, infatti, in famiglia ed assumono la forma di violenza fisica, sessuale, psicologica e comportamenti controllanti.
Sono passati ben 22 anni da quando nel 1999 le Nazioni Unite hanno istituzionalizzato la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne con una risoluzione che la definiva <<una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, ad oggi non viene denunciata a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano>>.
Passa qualche anno e, finalmente, il 7 maggio 2011 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa approva la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, meglio nota come Convenzione di Instanbul, che si propone di prevenire la violenza, impedire l’impunità dei colpevoli e favorire la protezione delle vittime.
Gli Stati che aderiscono al trattato sono obbligati a creare strumenti di supporto e servizi di protezione come, ad esempio, rifugi, centri anti-violenze, strumenti di consulenza psicologica, nonché svariate forme di assistenza. Molto, però, va fatto anche sul piano della prevenzione ed il Trattato, infatti, invita le autorità a farsi carico della promozione dell’educazione all’uguaglianza di genere, alla sessualità e alle relazioni sane. Un passaggio culturale, quindi.
Negli anni in Italia sono nate associazioni e sono state fondate onlus, con entrambi gli obiettivi della prevenzione e del sostegno alle vittime. Riflettori sempre puntati, ma risultati ancora scarsi visto i dati di quest’anno peraltro già in crescita rispetto a quelli dello scorso anno.
Speriamo che nel mondo non si faccia più marcia indietro considerata anche l’immane sconfitta dell’uscita della Turchia dalla convenzione per mano del presidente Erdogan e del rigetto di essa da parte di altri paesi che la giudicano anticostituzionale. Amiamole le nostre donne, amiamo le nostre mamme, le nostre sorelle, le nostre amiche, e rivolgendomi agli uomini dico: nel pensare alla donna al vostro fianco ricordati delle parole del celebre William Shakespeare: << La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato per essere uguale, sotto al braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata>>.