Ed infine dunque ci nobilitammo, eWiva!! Mister Conte al Napoli è il modo migliore per mandare al macero quest’annus horribilis (accompagnandolo prudentemente con lo scaramantico rito del rattatio pallorum che come noto, omnia mala fugat).
Alla Società va riconosciuto un doveroso plauso per lo sforzo fatto, i professionisti top costano caro, e senza gli introiti della Champions, il sacrificio è ancora più apprezzabile. E’ auspicabile che la SSC Napoli abbia scelto un allenatore esperto e blasonato come Antonio Conte, per dare finalmente consapevole impulso ad un rinnovamento profondo e sistematico, attuando appropriate ed aggiornate dinamiche di spogliatoio, di definizione e rispetto dei ruoli, di riconoscimento dei meriti e delle competenze, di una comunicazione persuasiva, di rapporti costruttivi con le istituzioni ed i tifosi, di un diverso assetto organizzativo ed infrastrutturale, di un nuovo modo di fare impresa.
Saranno queste cose, unite ai risultati sul campo, a determinare, certamente in un tempo programmato, non subito, se oltre alla giusta schiassìata da standing ovation, alla Società andrà riconosciuto anche il merito onorevole di aver finalmente imboccato la strada giusta per quel cambiamento di rotta assolutamente necessario, quel salto di qualità svanito ad un passo e tanto atteso. L’entusiasmo, che a Napoli trova sempre la porta di casa aperta, va a braccetto con un senso di euforia intrisa di assoluta fiducia, non solo per le riconosciute qualità di Mister Antonio Conte da Lecce, ma anche per le doti del suo staff nel quale spicca il Signor “Una vita da mediano” ossia Lele Oriali, da Como. Persona seria, sobria, affidabile, con il giusto aplomb e “la phsique du role”, profondo conoscitore di calcio, lavoratore alacre e silenzioso, Oriali avrà a quanto sembra, il delicato ed importante ruolo di filtro e cuscinetto protettivo tra la squadra e l’esterno. L. L. (al secolo Luciano Ligabue) gli ha tributato nel 1999 l’onore della menzione (e la dedica) nell’omonima canzone, poetica metafora calcistica sui sacrifici che la vita prospetta. “Una vita da mediano, lavorando come Oriali, anni di fatica e botte e vinci caso mai i mondiali” canta Liga, che suoni di buon auspicio, fingers crossed!
Non si può sottacere un pensiero politicamente scorretto, che alloggia in più di qualche scettico secondo i quali le scintille fra 2 caratteri pruriginosi, quello del Mister e quello del Presidente, non tarderanno ad arrivare. Lo sintetizza nella chat (nota ai più si spera) Brepp, con la sua solita pungente sagacia: “Diamo a Cesare quel che è di Cesare, bisogna a questo punto fare un ringraziamento. Oggi sarebbe scorretto non riconoscere il ruolo che il Mister Luciano Spalletti, e soprattutto la sua lista di ricordi velenosi, hanno avuto nella scelta di Antonio Conte. Caro Mister Spalletti, l’amaro in bocca che hai lasciato al Presidente un anno fa, dopo questo campionato di biiiiiiiiiiip (termine da silenziare, intelligenti pauca), è diventato nu mare ‘e fele al punto che, pur di poterti vedere schiattare sotto il peso del quarto scudetto, il Presidente si gioca la carta Conte, molto costosa ma altrettanto necessaria per resuscitare il moribondo.”
Non si vuole essere sconvenienti a prescindere o per partito preso, ma qualche domanda riguardo la piega che in futuro potrebbero prendere i rapporti tra il Mister e il Presidente è lecito porsela. Per la presentazione di Mister Conte si era in un primo momento pensato al Real Teatro di San Carlo, idea in seguito abbandonata perché carastosa, così sembra. A chi si chiedeva se un teatro e per giunta proprio quello ipotizzato, fosse un luogo adatto o meno alla presentazione di Antonio Conte, il solito Brepp chiosava: “Questa presentazione è la prova di una tragedia, si deve per forza fare al teatro!”. Battuta a parte, è’ curioso che un affermato uomo di cinema come il Presidente, avesse pensato invece ad un teatro, anzi al Teatro d’Opera più antico del mondo (così si legge sul sito web del San Carlo). La fiducia riposta e l’eccitazione popolare suscitata da Mister Conte, unitamente ad un teatro immaginato come location, portano a chiedersi perché mai non presentare il nuovo coach per strada, o meglio in piazza, in contesti ovviamente all’uopo predisposti ed organizzati. La cosa sembra azzeccarci e avere un senso, seppure strampalato lo si ammette, se si pensa alle parole della canzone “Palcoscenico”. Ci piace immaginare che il palcoscenico sia proprio quello di Napoli, “teatro antico e sempre apierto” come dice uno che di teatro ci capiva assai assai, Eduardo De Filippo, nella sua poesia “Napule è nu paese curioso”. Le parole di “Palcoscenico”, canzone del 1956, fanno scopa con la poesia di Eduardo e così recitano: “Puó dì ch’ ‘e strade ‘e Napule cheste so’ ‘nu palcoscenico. Puó dì ch’ ‘a gente ‘e Napule chesto vo’, ‘nu palcoscenico. So’ scene comiche, so’ scene tragiche, mentre se recita siente ‘e cantà: Napule, Napule, Napule, Na’ “ Il testo della canzone è di Enzo Bonagura, la musica invece è di Guglielmo Chianese, in arte Sergio Bruni che proprio Eduardo, pare, ebbe a definire “a voce e Napule”.
Il sipario è un oggetto con funzioni ambigue, un drappo che separa il palcoscenico dalla sala e dagli spettatori, salvo poi riavvicinarli quando sparisce, che la scena la nasconde e la rivela, che apre e chiude una rappresentazione. L’augurio è che Mister Conte ed il suo staff siano il sipario rivelatore di uno spettacolo divertente, una commedia dell’arte pallonara che non contempli, celandole, postume rubriche livorose, che alzino il telone su una stagione luminosa, serrando definitivamente zone d’ombra sospette.
Forza Napoli sempre!!