Natale è alle porte. Il Covid, le difficoltà connesse e le preoccupazioni, non hanno spazzato o, per fortuna, lo hanno fatto solo in parte la magia del Natale.
Feste di luci adornano le città, i negozi si riempiono di dolciumi e confezioni regalo, qualche evento viene ancora organizzato nei borghi caratteristici e i bambini, per fortuna, scrivono ancora la letterina per Babbo Natale.
Sul Natale possiamo scrivere articoli di svariato ordine e taglio, possiamo parlare (e lo faremo) delle tradizioni gastronomiche, possiamo affrontare il tema religioso o discutere della deriva consumistica.
Ma noi di Passnews siamo napoletani e prima di ogni altra cosa, in questo periodo, dobbiamo dedicare uno spazietto alla tradizione che più ci sta a cuore, quella del Presepe Napoletano.
In teoria il presepe rappresenta semplicemente un evento, quello della nascita di Gesù, ambientato nella Napoli del Settecento; in realtà parliamo di una vera e propria tradizione artistica nata in un noto quartiere partenopeo ma conosciuta, studiata ed apprezzata in tutto il mondo, che non mette più solamente in scena un evento religioso ma si declina in una rappresentazione descrittiva della società e dei tempi che cambiano e si evolvono.
Tutto ciò accade in uno dei quartieri più famosi al mondo: San Gregorio Armeno, situato nel cuore di Napoli tra le altrettanto celebri e caratteristiche vie dei Tribunali e Spaccanapoli. In epoca romana San Gregorio Armeno ospitava il tempio romano consacrato alla Dea Cerere, dea della fertilità e della terra ai quali i cittadini erano soliti portare statuette votive in terracotta, per questo la stradina era piena di artigiani che le costruivano.
Più tardi, nel X secolo, su quelle fondamenta fu costruito un monastero dove alcune monache dell’ordine di San Basilio depositarono le reliquie di San Gregorio vescovo d’Armenia.
Con la diffusione del cristianesimo gli artigiani locali furono incaricati dalle famiglie facoltose di costruire statuine che ricordassero i personaggi dei vangeli. Di lì a poco San Gregorio Armeno imboccò la strada verso l’evoluzione e la celebrità che lo portano fino ai giorni nostri.
Ammirato in tutti i tempi e da tutti gli artisti, il Presepe Napoletano è stato menzionato in racconti, opere d’arte, rappresentazioni teatrali (chi non conosce la celebre battuta di Luca Cupiello: “Te piace o presepe”, in Natale in casa Cupiello). A poco a poco l’arte presepiale passa dalla rappresentazione tipicamente religiosa a quella descrittiva di tutta la società civile del tempo: gli usi, i costumi, le tradizioni popolari sono tutte inscenate dagli artigiani partenopei con dovizia e cura dei dettagli. Si ricordano a mo’ di esempio alcune scene e personaggi tipici: Benito, il pescatore, la meretrice, i due compari, il monaco, la zingara, i venditori e ovviamente i re magi ed il mondo degli animali. Luoghi tipici, invece, sono il mercato, l’osteria, il ponte, il pozzo e la Chiesa.
Poi sui presepi possiamo ritrovare giochi di luci, fontane, fornaci e molto altro, il tutto quasi sempre sullo sfondo del caratteristico Vesuvio. Uno spettacolo di artigianalità insomma.
Negli ultimi decenni si è passati anche al carattere satirico delle rappresentazioni con personaggi che vanno dai calciatori (posto d’onore riservato, ovviamente, al mitico Maradona) ai politici, ai cantanti ed artisti vari fino ai giornalisti e alle celebrità dei social. Così, le vaie botteghe di San Gregorio Armeno rappresentano un vero e proprio museo a cielo aperto con la loro esposizione di composizioni di varie forme e dimensioni e/o di singole statuette.
Il periodo migliore, più bello per visitare San Gregorio Armeno è, ovviamente il periodo natalizio, ma purtroppo non è consigliabile adesso che siamo in tempi di Covid.
Le botteghe, tuttavia, sono aperte tutto l’anno e sempre visitabili con gli artigiani che, costantemente all’opera, sono felici e fieri di poter ospitare e seguire i visitatori in questo percorso che ha poco, davvero poco del classico shopping, ma tanto, tantissimo di viaggio artistico-culturale. San Gregorio Armeno è facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione di Napoli centrale, passando per corso Umberto I, via Duomo e proseguendo per via dei Tribunali o Spaccanapoli. In alternativa è raggiungile dalle fermate Museo o Cavour della linea I della metropolitana.