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Il merluzzo e le patate: sospesi tra un accostamento gourmet e l’apoteosi del non sense

Domenica il Napoli va a Verona per la prima di campionato con una squadra che ancora non è quella che dovrebbe essere e con un fuocherello, latente ma vivace, sotto la cenere lasciata dai postumi dei 32simi di finale di Coppa Italia contro il Modena.

Ovvio supporre che le carenze, quelle “cose oggettive, troppo oggettive per far finta di niente” che hanno espresso col Modena “un bel bagno di realtà” (il virgolettato è tratto dalle dichiarazioni post partita rilasciate dal Mister), restino, pure a Verona, ancora evidenti. Malgrado l’appello accorato del Mister Il mercato del Napoli è (ancora) ostaggio di una situazione al limite tra il grottesco e il paradossale di cui è artefice la Società stessa. Certi errori non finiscono, fanno dei giri immensi (nemmeno tanto) e poi ritornano, puntualmente (è Venditti a fare da “influencer” con un famoso verso del suo brano “Amici mai”). Per la SSC Napoli, il calcio mercato continua ad essere un fronzolo scorbutico, un diffidente intalliamiento, un ambiente nel quale non è (quasi mai) a suo agio in quanto (soprattutto) non sa vendere i calciatori, non può comprarli, non sa fare retention. Il caso Osimhen è il risultato di tutto questo. Oggi Victor, al netto di una gustosissima e ispiratrice caprese (https://www.passnews.it/2024/08/07/le-voci-di-dentro-19/) è l’emblema di “Una vita in vacanza” (Lo Stato Sociale, Sanremo 2018), un giallo internazionale dai contorni noir (e dai capelli blonde) di cui ad oggi nemmeno il miglior Hitchcock saprebbe mettere in scena la soluzione. Tutti, il calciatore, la Società, i tifosi, sono in attesa che qualcuno lo svincoli pagando la cifra richiesta dall’angiaruso Presidente. Oggi però il mercato dice che Osimhen non si vende a quei soldi e, può piacere o meno, il mercato ha ragione (sempre, secondo alcuni). Per di più la Società deve necessariamente fare i conti con le perdite derivanti dalla passata stagione; quest’anno il piazzamento in Champions non è più solo un obiettivo, è una necessità. Per tornare subito in Champions serve però una rosa capace di stare al passo con la concorrenza, che si può allestire vendendo gli esuberi, ma il mercato in questo ad oggi non aiuta.

Dulcis in fundo (si fa per dire)ce n’è un altro di inconveniente, forse il peggiore: non c’è tempo! E dunque, se questi sono i presupposti, in che modo l’appello rivolto dal Mister, con le dichiarazioni rilasciate nell’ intervista post partita col Modena, sarà recepito dalla Società? La SSC Napoli è un’Azienda familiare, di medie dimensioni, lo è nel bene e nel male e rappresenta un’eccezione nel mondo pallonaro popolato, nel bene e nel male, da holding corazzate, fondi di investimento ben equipaggiati, famiglie reali che governano stati sovrani e che dispongono di risorse unlimited. Per mia esperienza posso dire che sovente, piccole e medie aziende, a conduzione familiare e non, reduci da un successo importante e travolgente, hanno sofferto, anche severamente, per l’inadeguatezza ad affrontare il cambiamento: un successo, una vittoria, un’affermazione importante, sposta le dinamiche, i punti di vista (propri ed altrui), le proiezioni, le aspettative, impone una differente programmazione, palesando una realtà diversa con la quale dover fare i conti. Se non si è pronti e preparati a cogliere ed affrontare il nuovo scenario l’impresa va in sofferenza, talvolta anche prolungatamente. Basta l’arrivo di un Mister capace, blasonato ed acclamato a cambiare registro? E’ certamente un segnale positivo, consistente ed incoraggiante ma da solo non è sufficiente. Se la SSC Napoli non collabora attivamente, fornendo a ‘o Masto gli attrezzi di cui ha bisogno, smentirebbe se stessa e Mr. Conte correrebbe il concreto rischio di essere seguito dalla squadra (e la sua mano si vede) ma di essere lasciato solo dalla Società. A Napoli la solitudine dei numeri uno (nulla a che fare con i portieri di ruolo, Meret non c’entra, né tantomeno c’entra il romanzo di Paolo Giordano, il cui titolo “La solitudine dei numeri primi” apre solo alla suggestione), ha già fatto una vittima illustre (Il Signor plurivincente Carlo Ancelotti): anche Mister Conte, anch’esso un blasonato numero uno, sarà un “martire glorioso”? Il ricorso per la SSC Napoli ad un aumento di capitale, potrebbe manifestarsi una scelta assai opportuna, visto il momento, le condizioni e la scelta tecnica assai qualificata; ho partecipato per motivi professionali, a varie operazioni del genere che in ambiti diversi ma in contesti più o meno analoghi a quelli del Napoli attuale, si sono mostrati efficaci consentendo all’impresa di recuperare competitività e di esportare in nuovi mercati il proprio brand ed i propri prodotti. Dubito vivamente che la Proprietà attuale della SSC Napoli sia disposta a considerare una tale ipotesi anche se, stando a quel che si legge sembra però che per la SSC Bari la Famiglia De Laurentiis non disdegni l’ipotesi di una cessione in altre mani (la Famiglia Reale del Kuwait pare). Che gli introiti di una eventuale cessione del Bari siano dirottati in casa Napoli? Più astruso fantacalcio che una scoperta da fare vivendo! Gustavo l’altra sera a cena, dei filetti di merluzzo (non di allevamento) in umido, accompagnati per contorno da un’insalata di patate che avevo condito con una salsetta a base di acciughe sottolio, prezzemolo, capperi, basilico, limone (una goccia) e con l’aggiunta a pioggia di olive taggiasche denocciolate. Beato in quella sciccheria di sapori, freschi, semplici ma intensi, mi chiedevo come potesse mai essere che ‘o merluzzo, prodotto del mare, si sposasse così bene con un prodotto della terra più terra, e patane!! Con due dita 2 di falanghina dei campi flegrei fresca fresca appoggiata sopra, na goduria! Alchimia, fantasia, capacità ad osare e dosare, ad integrare ingredienti talmente diversi da sembrare improponibili, ed invece così affini, pensai! Ma stu pensiero non ebbe nemmeno il tempo di uscire dal palato e dalla testa che ne sopraggiunse in mente (che col caldo fa fatica a restare lucida e si vede) un altro, sempre a base di patate e merluzzo. Me lo suggerirono i versi esilaranti dei Sadici Piangenti:
“ ‘Ncoppa a n’albero ‘e patane sta cantanno nu merluzzo sotto o cielo blu mare’….” e a quel punto al sapore del palato si aggiunse il gusto pieno di una risata fragorosa. Mò c’è da chiedresi: Il Napoli di Mister Conte, sarà come il merluzzo con le patate che ho mangiato a cena l’altra sera oppure finirà per essere un esilarante non sense (ma a ridere in questo caso sarebbero gli altri) come i versi dei mitici Sadici Piangenti? Forse ‘o sape sulo o Cielo, il cielo blumarè.

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