La 1° di campionato contro il Verona è stata la trasposizione dinamica in campo delle dichiarazioni riferite dal Mister nella conferenza stampa prepartita. Chiunque abbia visto lo scempio andato in onda contro gli Scaligeri, non può non aver notato che le carenze, quelle “cose oggettive, troppo oggettive per far finta di niente” che già contro il Modena in Coppa Italia, avevano espresso “un bel bagno di realtà” (il virgolettato è tratto dalle dichiarazioni post partita di Coppa rilasciate dal Mister), sono ben lungi dal dissolversi.
Fin’ora il mercato non ha dato quei frutti, adeguati allo schema tecnico tattico, in cui Mr. Conte sperava e la cosa che perplime assai è che a questo punto non dipende più solo dal mercato; nemmeno il mercato, ammesso che inizi finalmente a girare, appare una medicina idonea a guarire il male. Volendo stressare la sinossi, mettendole in fila, le parole del Mister rilasciate nelle conferenze stampa pre e post gara (col Modena ed in campionato), ancor più se correlate alla prestazione oscena del Bentegodi, potrebbero più o meno verosimilmente tradursi così: “Immaginavo potesse forse piovere, ma qui si tratta di arginare un uragano dalle proporzioni catastrofiche. Il mercato è deludente (almeno finora) e parlare di obiettivi è francamente ingannevole e fuori luogo. Ai tifosi, ai quali chiedo sentitamente scusa, va detto come stanno realmente le cose, tanto hanno compreso che non è il caso di coltivare illusioni perché il baratro è più vicino di ciò che si possa pensare. E’ una situazione che mi lacera profondamente, ma ci metto la faccia, credo di avere l’esperienza giusta e l’entusiasmo ancora per lavorare ed uscirne fuori. Voglio essere chiaro e non ho alcuna intenzione di fungere da alibi né tantomeno da parafulmine per la Società.” Se qualcuno credeva potesse trattarsi di atteggiamento “tattico”, volto cioè a mettere le mani avanti come suol dirsi, evidentemente si sbagliava. Mr Conte appare l’espediente, il coupe de théatre (pardonne, de cinéma) per consentire alla Società di dire: “beh ci abbiamo provato, abbiamo fatto il possibile, ci siamo affidati ad uno bravo assai che purtroppo ha fallito, cos’altro potevamo fare?”.
Ma è paradossale ingaggiare un direttore di orchestra senza dargli i musicisti e gli strumenti per eseguire lo spartito. Veramente si vuole credere che nelle ultime 2 settimane di mercato la SSC Napoli riesca a sanare la situazione, avendo avuto almeno un anno di tempo per farlo? Il fatto è che, musicisti e strumenti a parte, manca proprio lo spartito! Per il Napoli la gestione sportiva è sempre stata un mezzo per raggiungere un risultato economico, questo però non basta per essere competitivi (e si ribadisce, “competitivi”, non vincenti, quella è ancora un’altra cosa!). Alla SSC Napoli manca oggi più che mai una visione, una strategia, un piano d’azione per conseguire un obiettivo chiaro, duraturo e traguardabile, supportato da un progetto e da un management capaci ed adeguati. La tattica è assai importante ma è funzionale, è al servizio della strategia, non può essere il contrario, o meglio può andare bene per un po’ ma poi non regge, perché non può reggere. Questa è stata la grande illusione, diciamo pure la bugia o il trucco se preferite, coltivati in tanti anni. C’è da dire che le bugie sovente funzionano, ma una volta raggiunto il punto massimo di equilibrio tra ciò che è e ciò che si vuole far apparire, inizia inevitabilmente il declino. Si è raggiunti la vetta con lo strameritato scudetto, poi un sistema imprenditoriale tra il contorto e l’ambiguo, impastato nel delirio di saccente onnipotenza, hanno combinato il patatrac!! Il timore è che la Società vada pressoché stravolta non solo come squadra, ma proprio come business model, impostazione imprenditoriale. Difficile intuire se effettivamente ci sarà o meno una rifondazione, se fosse, posso dire per mia esperienza professionale, che è imprescindibile dalla disponibilità di adeguate risorse economiche (money is needed). Senza denari non si cantano messe dice un vecchio adagio ma è altrettanto vero che per dire messa il sacerdote deve essere all’altezza del sermone ed avere i paramenti giusti. Perciò un’auspicata iniezione di capitale non può prescindere da una sinergia con soggetti esperti e capaci che insieme alla cassa, apportino una strategia imprenditoriale. Arduo farsi illusioni, la relazione tra la SSC Napoli e la proprietà è talmente interdipendente che il Napoli resterà unlimited nelle uniche mani degli attuali proprietari.
E’ opinione di chi scrive che la ricerca di partners che impieghino risorse ed una nuova visione imprenditoriale, rappresenti un’ opzione valida ed efficace, quella “seconda stella a destra ad indicare il cammino che porta al mattino”. Prospettarla, parlarne, sarà forse utopistico e folle ma, citando i versi dell’ ”Isola che non c’è” di Eduardo Bennato, “Chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te.” Ora brilla ora una stella di un azzurro più azzurro, ciao Zio Aitane!!