Tempi duri per chi non eccelle nel “sguaiato” sofismo che impera nel “civilly correct” dei nostri tempi.
Per tutelare “giustamente” le sacrosante minoranze o maggioranze (par condicio ovviamente) del tessuto sociale, sessuali o razziali che siano, prima o poi si dovranno ripudiare le gag comiche della stragrande maggioranza degli artisti della risata, una grossa fetta di cinematografia “leggera” italiana degli anni 70, 80 e 90 e finanche alcune leggerissime battute di Massimo Troisi e Totò.
Vivremo una vita nella quale anche solo ridere sarà censurabile, per non parlare della libertà di opinione se questa dovesse ferire accidentalmente una qualsiasi neonata categoria di persone che fino al giorno prima nemmeno esisteva, figuriamoci fare battute.
Ed è proprio una battuta ad aver fatto squalificare Marco Curto, calciatore italiano, per dieci giornate di campionato di calcio nel torneo di serie B. Il fatto è avvenuto in una partita di preparazione alla stagione 24/25 tra la squadra del Como (vecchio club di militanza del nostro, ora al Cesena) e gli inglesi del Wolverhampton. C’è stata una discussione e il calciatore napoletano ha ammonito un suo compagno di squadra dicendogli di lasciar perdere Hee-Chang Hwuang, avversario di turno, perchè “si sente Jackie Chang”: apriti cielo. Denuncia dei Wolves, intervento della federazione Sud Coreana e infine indagine Fifa per stabilire che c’è stato comportamento discriminatorio con conseguente squalifica.
Ora, premesso che in tutta questa storia chi ne esce con le ossa rotte è il povero e inconsapevole Jackie Chan, star mondiale, per anni prototipo dell’eroe buono che reagisce solo per difendersi, una domanda (benedetto Antonio Lubrano), nasce spontanea: se gli avesse detto “si sente Rambo”, sarebbe stato punito lo stesso?