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Teheran: studentessa protesta nuda

Una studentessa decide di ribellarsi e protestare davanti all’Università islamica di Azad, a Teheran. Era stata rimproverata perché indossava l’hijab in maniera errata. Di pronta risposta, decide di togliersi i vestiti e passeggiare in biancheria intima. Ad un certo punto viene presa, caricata su un’auto e portata in un ospedale psichiatrico. I funzionari regime degli ayatollah avevano dichiarato che soffriva di “fragilità psichiche”. L’identità della ragazza non è stata confermata ma sui social viene chiamata Ahoo Daryaei. Attualmente non si hanno notizie della giovane ragazza e si teme per la sua salute.

Le autorità iraniane contro la ribellione

Questa sorta di “rapimento” è un’operazione sistematica per le autorità iraniane: i manifestanti anti-regime vengono trasferiti in strutture psichiatriche per reprimere il dissenso, etichettando i manifestanti come mentalmente instabili per minarne la credibilità.

Progresso e femminismo: non ovunque

Dunque, non in tutto il mondo i termini di “progresso” e di “femminismo” rappresentano etichette adeguate. L’Iran sin dal 1979 ha attuato misure restrittive per ostacolare la libertà delle donne. Ma queste donne non hanno mai smesso di far sentire la propria voce, ina società che tenta di zittirle. Una ribellione mai esausta: le attiviste per i diritti delle donne in Iran continuano a subire severe misure per i loro ideali. Il messaggio forte e incisivo di queste donne ha lo straordinario potere di diffondersi in tutto il mondo e riecheggiare nel cuore e nella mente anche di chi si finge sordo. Una lotta eterna e ininterrotta per proteggere i diritti acquisiti ma soprattutto per ottenere quelli che vengono negati. La rivoluzione delle donne iraniane è una lotta per la vita.

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