Dall’11 novembre sono andate in onda le due puntate della nuova e ultima stagione dell’Amica Geniale, tratta dalla tetralogia di Elena Ferrante, ispirata dalla Storia della bambina perduta. Una serie che ha emozionato per la sua trama avvincente e straziante al tempo stesso.
Cosa attira dei romanzi?
La scrittura della Ferrante è una scrittura che permette al lettore di immergersi a capofitto in quel mare di parole, come una catena che non si scioglie mai. Una scrittura realistica e cruda che descrive la vita di tutti i giorni, alternando semplicità di azioni a complessi sentimenti.
Cosa attira della serie?
Una serie da guardare tutta d’un fiato, fingendo di conoscere realmente Lila e Lenù: gioire e patire con loro quel grande tormento chiamato vita. Una serie che appassiona perché carica di colpi di scena, la cui cifra stilistica è la concatenazione di legami e soprattutto eventi. Tutto è collegato magistralmente da colori, luoghi, in particolare da Napoli. Una Napoli che si racconta per la sua incredibile arte, ma soprattutto per la sua ambivalenza: città natale in cui rifugiarsi, ma anche gabbia limitante da cui evadere e tentare l’ascesa.
I primi due episodi nel dettaglio
La serie riprende da dove ci ha lasciati, da quell’amore impossibile di Nino e Lenù: un amore che si carica di pathos e desiderio, ma soprattutto di segreti che vengono man mano svelati. Alla fine della prima puntata è proprio Lila a regalare un grande colpo di scena, da sempre il personaggio che ama sovvertire l’ordine e l’equilibrio della sua vita, ma soprattutto della vita di Lenù. Ma voleva solo giocare con il filo della sua vita o proteggerla?
Nella seconda puntata, invece, siamo costretti a dire addio a un grande personaggio: Franco Mari, ex fidanzato di Lenù degli anni universitari. Un personaggio irreverente, che grida spesso l’urgenza di una rivoluzione e spera di poter cambiare il mondo. In questa seconda puntata lo vediamo immerso nella sua profonda depressione: spento, stanco e isolato. Dire addio a un personaggio simile è straziante, poiché gli anni a Pisa hanno regalato momenti di gioia e spensieratezza sia a Lenù che a Franco, tanto da definirli come gli anni più belli delle loro vite.