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Impara l’arte e…

Grande clamore e non solo nel mondo dell’arte ha suscitato la vendita di “Comedian” opera meglio conosciuta come “la banana di Cattelan”.

La realizzazione consiste infatti nell’installazione di una banana attaccata al muro con del nastro adesivo argentato. Maurizio Cattelan, l’artista che l’ha ideata e concretizzata, considerato uno dei più importanti, controversi, pungenti, discussi e quotati artisti contemporanei, non è affatto nuovo all’esecuzione ed alla rappresentazione di opere stravaganti e provocatorie; sua è un’altra celebre e chiacchieratissima realizzazione chiamata “America”, una scultura consistente in un W C (sì si, proprio ‘a tazza de ‘o cesso per dirla prosaicamente), completamente rivestita in oro 18 carati, peraltro utilizzabile dai visitatori del Guggenheim Museum di New York nel quale era in mostra, prima che venisse rubata nel 2019 dal Blenheim Palace ove era esposta in prestito. Ad aggiudicarsi la banana di Cattelan, nell’asta organizzata pochi giorni fa da Sotheby’s, alla signora cifra di 6,2 milioni di dollari, è stato Justin Sun, audace 34enne cinese, magnate del settore tech e finanziario, fondatore della piattaforma di criptovalute Tron. Personaggio assai enigmatico e alquanto disinvolto, Justin Sun è Primo Ministro di Liberland, una micronazione costituita da una piccola regione posta al confine della pianura alluvionale del fiume Danubio tra Serbia e Croazia, che non ha nessun riconoscimento legale da parte di alcuno stato sovrano. Il tratto ermetico e bizzarro che caratterizza ed accomuna la banana di Cattelan e il suo nuovo proprietario, porta a riflettere se sono solo i poli opposti che si attraggono o non anche quelli simili. “Mangerò personalmente questa banana come parte di questa esperienza artistica unica”, ha commentato Sun dopo l’acquisto, eh già perché la banana, come tutta la frutta in genere, specie se non conservata adeguatamente, dopo un po’ si infraceta e va periodicamente sostituita. “Impara l’arte e mettila da parte” recita un vecchio adagio secondo il quale non è mai sprecato il tempo impiegato per imparare a svolgere un lavoro, anche se non potrà essere messo subito in pratica, potrebbe sempre servire un domani, perciò ogni occasione per imparare qualcosa di nuovo non va mai sciupata. Estremizzandone il concetto, “impara l’arte …” può anche valere come “compra l’arte e mettila da parte” nel senso che l’acquisto di un’opera d’arte rappresentava (e ancora rappresenta) un investimento di un bene che si rivalutava nel tempo. Ma oggi è ancora così? In un epoca di transizioni storiche come quella attuale, anche l’arte non fa eccezione. Lo ha fatto intendere molto bene Vittorio Sgarbi che proprio a proposito dell’acquisto della banana di Cattelan ha dichiarato: “Quanto accaduto stanotte a New York sulla banana di Cattelan, dimostra che l’opera d’arte non è più un bene rifugio ma un bene di fuga. Non è più una cosa che si rivaluta come un immobile ma una cosa che appartiene al nostro pensiero. È un percorso che in qualche modo toglie materia all’opera e la fa diventare puro pensiero, una cosa mentale. Questo nuovo record legittima il pensiero che Cattelan si muove in termini diversi da quelli della tradizione figurativa fin qui concepita. E questa è la novità: indicare una strada nuova alla creatività, che è appunto un fatto spirituale.” Se lo dice Sgarbi va bene, non questiono, così come pure non discuto se una banana appiccicata a un muro e soggetta a infracetamento periodico, possa valere la bellezza di 6,2 milioni di dollari, se qualcuno li ha spesi, evidentemente li vale, anche l’arte ha il suo mercato. Non riesco però ad imbrigliare un pensiero che scortato da un estro un po’ birbante, si proietta su un’altra opera di arte contemporanea che al pari della banana di Cattelan, ha suscitato oltre alle critiche, più di qualche ilarità; mi riferisco al Pulcinella fallico del Maestro Gaetano Pesce scomparso nell’aprile di quest’anno, opera eretta in bella mostra a Piazza del Municipio. Il pensiero malandrino, sospeso in un lampo privo di giudizio, trova un aggancio e fa:” banane, falli, ma non è che tra la critica e lo sghignazzo quella contemporanea non sia un po’ un’arte del …..?!” Ah saperlo!!

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