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Correva l’anno che di speranza ha voglia

Il Giubileo ordinario indetto da Papa Francesco per l’anno corrente, segue il precedente Giubileo straordinario della Misericordia, che ebbe inizio il 29 novembre 2015, si concluse il 20 novembre 2016, e fu indetto, sempre dal Papa attuale in occasione del cinquantesimo anno dalla fine del Concilio Vaticano II i cui lavori terminarono l’8 dicembre del 1965.

Il Giubileo di quest’anno trova nella speranza il suo filo conduttore, venendo proprio per questo indicato come il Giubileo della Speranza. Insieme alla fede e alla carità, la speranza è una delle 3 virtù teologali, che unitamente alle virtù cardinali, caratterizzano (o per lo meno dovrebbero) secondo la catechesi, il tratto morale del cristiano. Nella mitologia greca, la speranza era venerata come una divinità, la frase latina “spes ultima dea” (la speranza è l’ultima a morire) veniva usata per significare che la speranza non viene mai meno e che si può sperare fino all’ultimo, proprio in riferimento al mito della dea Speranza che resta tra gli uomini a consolarli, anche quando tutti gli altri dèi abbandonano la terra per l’Olimpo. Speranza sta per sentimento di aspettazione fiduciosa (ossia un’attesa in cui siano impegnate passioni e sentimenti) nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera. In sostanza rappresenta una prospettiva positiva nei confronti del futuro, è il sentimento che ci spinge a guardare avanti con ottimismo. L’etimologia del termine, antecedentemente al latino “spes”, pare risalga alla radice sanscrita “spa”, che significa tendere verso una meta. Sembra perciò, che in mancanza di fiducia, ottimismo, in assenza di una meta verso la quale orientarsi, non si possa parlare di speranza essendo la stessa, stando all’etimo, indissolubilmente legata ad una confidente e propizia aspettativa. A vedere il panorama dell’umano mondo attuale, svelato dalla Porta Santa aperta nella Basilica di San Pietro la vigilia di Natale scorso da Papa Bergoglio che ha così dato inizio al Giubileo, ci vuole un bell’ardire a scorgere in giro fiducia e ottimismo quasi che forse quello corrente, avrebbe potuto essere il giubileo del coraggio più che della speranza. Se non fosse che cristianamente intesa, la speranza assume tutt’altro significato. Il senso lo fornisce lo stralcio di un’omelia di qualche tempo fa di Papa Francesco stando alla quale, la speranza cristiana va ben oltre il fiducioso ottimismo, atteggiamento umano che dipende da tante cose, essendo soprattutto un dono elargito dallo Spirito Santo, una costante amica di vita che ci accompagna sempre, una sorta di “You’ll never walk alone” come cantano ad Anfield i tifosi del Liverpool facendo venire i brividi e drizzare i peli. Oggi parlare di speranza evoca innanzitutto la fine dei tanti conflitti che inquinano il mondo mettendone a rischio la conservazione e l’aspettativa di una pace giusta e duratura. La pace è una necessità, ma è anche costruzione. Al netto della fede che ciascuno professa, se si intendesse la speranza nell’accezione cristiana, quale attività di salvaguardia questa umanità sta facendo per alimentare una speranza di pace? E non c’è il rischio che passando al negozio a restituire il dono per cambiarlo, perché magari non ci piace, non si torni a casa con un “pacco” più che con un cadeau, portando indietro un’ agonia prolungata “venduta” per speranza? Mettendo da parte il concetto di dono cattolicamente inteso, quali azioni questo umanesimo, incapace di intrecciare e ricucire, che azzanna, strappa, lacera, impone, prevarica e divide, sta perpetrando per animare un senso di ottimistica fiducia in una prossima speranza di pace? L’anno corrente ancora incipiente non scoraggia auguri seppur tardivi e allora:

Buon anno a chi almeno farà una buona azione,

a chi sosterrà il senso della condivisione.

L’umanità è in preda all’arroganza,

ma ciò che è peggio è questa indifferenza

che tutto assolve, pure l’ignoranza che condanna la speranza

e si fa prepotenza con la legge del più forte,

che semina rancore e provoca la morte.

Buon anno a chi praticherà la pace,

memore del messaggio di un Dio che è morto in Croce.

Buon Anno a chi nel tempo giubilare,

coniugherà concordia e il verbo amare.

Buon anno a chi avrà cura e attenzione

a chi pure se leva l’occasione

non rinuncia a trovar la soluzione ,

a chi si impegnerà oltre la soglia.

Buon Anno allora, Buon Anno a chi avrà voglia!

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