Puntuali arrivarono i saluti, con tanto di video poetico e malinconico, in perfetta sintonia col personaggio e la sua indole. Il videoclip di congedo dei calciatori che partono è ormai un rituale, nel tempo è divenuto una sorta di mini documentario, un testimonial lasciato a futura memoria, era normale attenderselo pure da Kvara. Stride però il genere di commiato, romantico e commosso, se accostato a quella che sembra la causa maestra, se non addirittura la principale, che ne ha cagionato la produzione. Diciamocela tutta Khvicha, 11 milioni annui di euro e di buone ragioni ti hanno portato giustamente a cambiare aria, nessuna appucundria può resistere a tanto. Ti comprendo, non ti giudico né tanto meno ti taccio di tradimento. “Un giorno vi dirò tutto” hai detto, infondendo nel tifoso oltre al dispiacere enorme, anche una buona dose di sibillina e criptica suspense. Sempre per dirla tutta, la tua partenza Kvara non conviene solo a te, ci guadagnano un po’ tutti, meno i tifosi. La SSC Napoli, pur rimettendoci rispetto a qualche tempo fa dei quattrini per manifesta angiarusìa, ha realizzato ciò che meglio sa fare e che forse era realmente nei suoi piani, no non vincere titoli, per quelli forse ci stiamo attrezzando chissà, ma fare plusvalenza. A Mr. Conte, persona schietta, capace e seria, hai fornito partendo un alibi perfetto, specie se non arriverà un rimpiazzo all’altezza. Mi viene in mente un film del 1972, trasposizione cinematografica dell’omonimo musical, il titolo è “Cabaret”. “Money makes the world go around” attacca un brano celeberrimo di quel film interpretato da Liza Minnelli. I soldi non fanno la felicità, recita un vecchio adagio ma certamente aiutano a trovarla e soprattutto a convincerla di rimanere. Sei stato un miscuglio di cose belle Khvicha, estro, danza, poesia, canto, come il Cabaret che combina in sè varie forme di intrattenimento. Sei stato il nostro spettacolo leggero e appassionato, quella magia che piace tanto nelle favole anche se finiscono. Eri la nostra “guantiera” di pastarelle, che guarda caso si dice sempre cabarè ma scritto senza la t, la domenica a pranzo dai suoceri o dai genitori, una goduria che non vedevi l’ora arrivasse anche se ti eri “steso” col ragù. Ti aspetta la Ville Lumiere, sii felice, grazie di cuore e bonne chance Kvaratskhelià !