La Daniela di Stefano Rosso nella bellissima canzone “E allora senti cosa fò”, riguardo alla “sessoautonomia” celebrata dal cantautore dice “la fiè è mia e me la gestisco da me”. Vedendo la scena del licenziamento in tronco avvenuto in diretta a che Michele Cr(e)scitiello ha fatto a Manuel Parlato, mi è balzata davanti agli occhi la sagoma del disincantato cantante romano e quel passaggio, in questo caso fondamentale, della sua canzone. Lasciando da parte i paragoni che si sono fatti, con la tracotanza da Terzo Reich e la libertà di parola declamata da Kim Jong-Un ( sono cose troppo serie), – la TV è mia e me la gestisco da me- è stata il manifesto affisso con la sua sparata da Michelino, giornalista amatissimo dal Partenio-Adriano Lombardi. La scena, di per se non senza un lato comico (ma forse solo per me) , rappresenta oltre che una clip celebrata e molto seguita su You Tube, anche uno spaccato sulla qualità degli uomini alle prese con il potere, sia pure piccolissimo, di disporre di cose o persone. Totò li chiamava caporali (lettera minuscola); si sentono grandi nel cortile di casa loro e più è piccolo quel cortile che hanno, più tendono a circondarsi di lillipunziani che devono assecondarli oppure fare i clown per divertirli. Non c’è posto per la critica e tantomeno del dissenso. La cosa tragica è l’effetto che ha avuto quella scena sull’umore dei telespettatori: si sono sentiti tutti un poco licenziati dal proprio datore di lavoro, molti addirittura mortificati. L’aspetto comico, oltre che patetico, è la gioia infantile che provai io, tanti anni fa, quando un giovane campano, di Avellino approdò, da protagonista, in una “televisione del nord”. Pensate, ne ero orgoglioso.